Tua vivit imago - volume 1

LA CRISI DELLA REPUBBLICA E LE GUERRE CIVILI multaque per populi passim loca prompta viasque languida semanimo cum corpore membra videres horrida paedore et pannis cooperta perire, 1270 corporis inluvie, pelli super ossibus una, ulceribus taetris prope iam sordeque sepulta. Omnia denique sancta deum delubra reple rat corporibus mors exanimis onerataque passim cuncta cadaveribus caelestum templa manebant, 1275 hospitibus loca quae comple rant aedituentes. Nec iam religio divum nec numina magni pendebantur enim; praesens dolor exsuperabat. Nec mos ille sepulturae remanebat in urbe, quo prius hic populus semper consuerat humari: 1280 perturbatus enim totus trepidabat et unus quisque suum pro re maestus humabat. Multaque subita et paupertas horrida suasit. Namque suos consanguineos aliena rogorum insuper exstructa ingenti clamore locabant 1285 subdebantque faces, multo cum sanguine saepe rixantes, potius quam corpora desererentur, e in molte ovunque ne avresti viste, negli spazi del popolo e nelle vie, di membra sfinite in corpo morente, ripugnanti di sporcizia e coperte di stracci, morire nel lerciume del corpo, solo pelle e ossa, già quasi sepolte da piaghe atroci e lordura. La morte aveva poi riempito di corpi esanimi tutti i santuari degli dei e rimanevano carichi ovunque di cadaveri tutti i templi dei numi celesti: luoghi che i custodi avevano colmato d ospiti. Ormai non contava più molto la religione degli dei e il loro potere; prevaleva il dolore immediato. E in città non si manteneva il rito di sepoltura che prima questo popolo aveva sempre osservato: sconvolto, infatti, era tutto in affanno, e ciascuno seppelliva angosciato il suo caro come poteva. A molti orrori li indusse la disgrazia improvvisa e la miseria. Deponevano allora i propri parenti con alte grida sui roghi accatastati per altri e vi accostavano le torce, rissando spesso fra molto sangue piuttosto che lasciare i corpi abbandonati 1269-1271. horrida sepulta In questi versi la descrizione dello stato in cui erano ridotti i malati si fa grottesca e quasi paradossale, e l analogia con simili descrizioni nelle tragedie romane arcaiche (soprattut- 524 to in Pacuvio, di cui abbiamo alcuni frammenti) suggerisce la ricerca di un effetto in crescendo verso la conclusione del passo. sepulta: il termine è fortemente metaforico: le membra erano quasi se- polte dalle piaghe, ma naturalmente erano i corpi di quei malati a essere ormai quasi sepolti . 1272-1277. Omnia exsuperabat Lucrezio menziona proprio verso la ne del libro e del poema l abbandono di ogni pratica religiosa e la trasformazione dei templi in lazzaretti. Da un punto di vista epicureo, questo dimostra la sostanziale ipocrisia del sentimento religioso tradizionale, che viene meno quando i vincoli sociali si allentano e la lotta per la sopravvivenza individuale trionfa. Ma c è ovviamente un sottinteso polemico, che gli dèi, cioè, non hanno potuto far nulla per impedire la strage. Nella chiusa della sezione l accento batte sulla scon tta della religione, che non è in grado di costituire un antidoto o una fonte di saldezza morale nel momento della disperazione (praesens dolor exsuperabat). Il saggio epicureo, al contrario, è capace di affrontare prove simili con dignità e coraggio. deum divum: genitivi plurali di deus. reple rat: forma sincopata di repleverat. corporibus cuncta cadaveribus: allitterazione. onerata: è riferito al successivo templa. loca: apposizione di templa. comple rant: forma sincopata di compleverant. 1278-1286. Nec mos ille desererentur L annientamento delle consuetudini prima rispettate trova il suo compimento nell abbandono delle pratiche funerarie: è una scena di disperazione, morte e distruzione. totus: si riferisce a populus. unus quisque: è un nuovo soggetto: ciascuno . rogorum... exstructa: costruzione di origine greca, che Lucrezio usa più di una volta nel poema (cfr. prima virorum al v. 86 del primo libro T5). L aggettivo (prima) o il participio (exstructa) vengono sostantivati ciò che conferisce loro maggiore risalto e trasformati in neutri plurali: il sostantivo vero e proprio è messo al genitivo.

Tua vivit imago - volume 1
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Età arcaica e repubblicana