Tua vivit imago - volume 1

L autore Lucrezio 25 30 Omnia suppeditat porro natura neque ulla res animi pacem delibat tempore in ullo. At contra nusquam apparent Acherusia templa, nec tellus obstat quin omnia dispiciantur, sub pedibus quaecumque infra per inane geruntur. His ibi me rebus quaedam divina voluptas percipit atque horror, quod sic natura tua vi tam manifesta patens ex omni parte retecta est. Tutto dispensa inoltre la natura e niente in nessun tempo intacca la pace dell animo. Non appaiono per contro in nessun luogo gli spazi Acherontei, e la terra non impedisce che si distingua tutto quanto si compie sotto i nostri piedi, in basso nel vuoto. Per queste cose allora mi afferra come un divino piacere e un brivido, perché così la natura per la tua forza svelandosi tanto manifesta in ogni sua parte è scoperta. (trad. L. Canali) 23-27. Omnia inane geruntur Gli dèi non devono occuparsi in alcun modo delle vicende del cosmo: il motivo della natura che produce spontaneamente ciò di cui si ha bisogno occupava un ruolo centrale nella descrizione di un remoto tempo mitico (vedi, per esempio, Esiodo, Opere e Giorni 109-126), ed è interessante vedere come Lucrezio rielabori questo tema nel quinto libro ( T15) senza nulla concedere a una sua visione idealizzata. Acherusia: dell Acheronte, uno dei umi infernali. templa: templum è parola del lessico religioso-augurale, derivata dalla radice tem- di tagliare , quindi in origine porzione di terra ritagliata, recintata o porzione di cielo o di altro, come qui (poi anche tempio in senso concreto). apparent: in opposizione all apparet del v. 18. dispiciantur: ancora il tema della visione/rivelazione. per inane geruntur: clausola simile a quella del v. 17. 28-30. His retecta est divina voluptas atque horror: si è discusso molto sul signi cato di queste espressioni e non mancano critici che vi scorgono un sentimento propriamente religioso. Tuttavia Lucrezio sembra piuttosto indicare il brivido dell emozione intellettuale che segue alla scoperta delle verità fondamentali del cosmo. tam est: il verso riprende il motivo della luce con cui si era aperto il libro: questa tecnica, che si suole indicare con il termine tedesco Ringkomposition* ( composizione ad anello ), è particolarmente sfruttata da Lucrezio, il quale ama ribadire in chiusura i concetti essenziali già accennati all inizio. Analisi del testo L ammirazione per il maestro La conformazione stilistica del proemio (vv. 1-30) ha suscitato qualche problema esegetico in chi ha voluto rintracciare nella celebrazione dell anti-dio Epicuro (ricca di termini carichi di allusioni religiose) una contraddizione rispetto alle teorie epicuree sugli dèi. Non è, tuttavia, il caso di parlare di contraddizione, in quanto la celebrazione di Epicuro è determinata dal conseguimento, da parte di quest ultimo, dell imperturbabilità tipica degli dèi, alla quale aspira ogni aderente alla loso a epicurea, e insieme di una comprensione totale dei meccanismi di funzionamento dell universo. Nell ambito dei rapporti interpersonali è l amicizia ad assurgere a imperativo morale, ed è l ammirazione per i meriti intellettuali e umani di Epicuro a trasformare il maestro in un punto di riferimento quasi trascendente. Non si tratta, in ogni caso, di un innovazione lucreziana, anche se il tema ricorrerà in modo ancora più enfatico nel proemio al quinto libro. Sappiamo che nei circoli epicurei il maestro era celebrato come una gura semi-divina: la ritrattistica, per esempio, lo associa alla rappresentazione di Ercole e Asclepio. Ma, osserva Lucrezio (V, 22-42), mentre Ercole ha debellato mostri non peggiori delle molte belve feroci che ancora abitano sulla terra, Epicuro ha scon tto una volta per tutte i mali dell animo. 505

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Età arcaica e repubblicana