Tua vivit imago - volume 1

L amore, la passione, il matrimonio 35 40 45 50 la casa alla fecondità d un altra donna, con nessun altra ragione, poiché era notorio il nostro affetto reciproco, se non quella di cercare tu stessa e procurarmi una unione al livello della mia posizione. Affermasti che avresti tenuto in comune i figli che sarebbero nati, li avresti considerati come tuoi, e non avresti diviso il patrimonio fino a quel momento rimasto indiviso ma anzi l avresti lasciato sempre a mia disposizione; qualora io fossi d accordo, ne avresti conservato la gestione. Non avresti serbato nulla per te, non avresti avuto nulla in proprio; da quel momento, avresti usato verso di me i compiti doverosi e dimostrato l affetto d una sorella, d una suocera. Devo confessare che mi adirai tanto da perdere il controllo di me stesso; quelle proposte mi fecero orrore a tal punto che stentai a riprendermi: parlare di separazione tra di noi prima che fosse pronunciata la legge del fato, poter tu concepire nell animo tuo di non esser più mia moglie, mentre eri ancora in vita, quando, nel momento in cui ero quasi esule dalla vita, m eri rimasta tanto fedele! [ ] Il dolore toglie ogni forza al mio coraggio. Affondo nella disperazione e non trovo in alcun luogo un conforto al mio lutto; pensando alle prove subìte e alla vita che m attende perdo ogni speranza; privo di tali e tanti sostegni, considerando i tuoi meriti, mi vedo serbato non a sopportare con forza queste sventure ma a rimpiangerti desolato. Dirò per ultima cosa che tu meritavi tutto ma io non seppi dartelo. I tuoi desideri sono stati una legge per me. E ciò che sarà nelle mie possibilità di fare ancora, lo farò. I Mani ti concedano pace e in pace ti conservino. DI TESTO IN TESTO Nel Canto di Penelope (2005) Margaret Atwood (1939), poetessa e scrittrice canadese, dà voce alla fedele moglie di Ulisse, fornendo la sua versione della storia e, allo stesso tempo, una dissacrante e ironica reinterpretazione del mito di Odisseo. Penelope che parla del marito, dall aldilà: Riusciva facile credergli. Molti, nel tempo, hanno ritenuta autentica la sua versione degli avvenimenti, si trattasse di uccisioni, di splendide seduttrici, di mostri con un occhio solo. Anch io gli credevo, ogni tanto. Sapevo che era scaltro e bugiardo, ma non pensavo che avrebbe usato la sua astuzia e sperimentato le sue bugie anche con me. Non gli ero stata fedele? Non avevo aspettato, e aspettato, e aspettato, vincendo la tentazione quasi un impulso a comportarmi in altro modo? E che cosa ho raccolto, una volta che si è affermata la versione ufficiale? Sono diventata una leggenda edificante. Un bastone con cui picchiare le altre donne. Non avrebbero potuto essere assennate, oneste, pazienti com ero stata io? Questa era la linea seguita dagli aedi, dai cantastorie. Non seguite il mio esempio, voglio gridarvi nelle orecchie sì, nelle vostre orecchie! Ma quando cerco di gridare, la mia voce è quella di un gufo. (M. Atwood, Il canto di Penelope, trad. M. Crepax, Rizzoli, Milano 2005) FINO A TE Il brano dalla Laudatio Turiae e la citazione dal Canto di Penelope propongono due diversi punti di vista sull amore coniugale e la fedeltà, in questo caso una visione maschile (la prima) e una femminile (la seconda). Immagina che nell oltretomba Penelope e Turia si incontrino e discutano dei loro matrimoni. Che cosa potrebbero dirsi? Prova a inventare un dialogo tra le due donne in un testo di circa 30 righe. 451

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Età arcaica e repubblicana