Tua vivit imago - volume 1

L autore Catullo Multas per gentes et multa per aequora vectus advenio has miseras, frater, ad inferias, ut te postremo donarem munere mortis et mutam nequiquam adloquerer cinerem, 5 quandoquidem fortuna mihi tete abstulit ipsum, heu miser indigne frater adempte mihi. Nunc tamen interea haec, prisco quae more parentum tradita sunt tristi munere ad inferias, accipe fraterno multum manantia etu, 10 atque in perpetuum, frater, ave atque vale. Traduzione di L. Canali Traduzione di S. Quasimodo Venuto fra tante distese di genti e di acque, giungo, o fratello, alle tue spoglie sventurate per rendere l omaggio supremo dovuto alla morte e dire vane parole al tuo cenere muto, poiché la fortuna mi tolse la tua umana presenza, povero fratello a me ingiustamente rapito. Ma l offerta, secondo l antico costume dei padri, come l ultimo triste saluto rivolto alla tomba, accoglila aspersa di molto pianto fraterno, e ancora, o fratello, salute in eterno e addio. Dopo aver traversato terre e mari, eccomi, con queste povere offerte agli dei sotterranei, estremo dono di morte per te, fratello, a dire vane parole alle tue ceneri mute, perché te, proprio te, la sorte m ha portato via, infelice fratello, strappato a me così crudelmente. Ma ora, così come sono, accetta queste offerte bagnate di molto pianto fraterno: le porto seguendo l antica usanza degli avi, come dolente dono agli dei sotterranei. E ti saluto per sempre, fratello, addio! COMPETENZE ATTIVE Per confrontare Francesco Petrarca (1304-1374) riflette sul tema della morte e della perdita della donna amata in una famosissima lirica del Canzoniere (100). Dopo aver letto attentamente il sonetto, individua le analogie e le differenze fra il testo petrarchesco e quello catulliano, entrambi focalizzati sulle emozioni suscitate dalla vista della tomba di una persona amata. 4 Quanta invidia io ti porto, avara terra, ch abbracci quella cui veder m è tolto, et mi contendi l aria del bel volto, dove pace trovai d ogni mia guerra! 8 Quanta ne porto al ciel, che chiude et serra et s cupidamente à in sé raccolto lo spirto da le belle membra sciolto, et per altrui s rado si diserra! 11 Quanta invidia a quell anime che n sorte ànno or sua santa et dolce compagnia la qual io cercai sempre con tal brama! 14 Quant a la dispietata et dura Morte, ch avendo spento in lei la vita mia, stassi né suoi begli occhi, et me non chiama! Mettiti alla prova ESERCIZIO ONLINE Per approfondire Per approfondire il tema della permanenza dei classici e della poesia di Catullo nella letteratura contemporanea, leggi l approfondimento che ti proponiamo alla pagina seguente e, su myDbook, il saggio di Alessandro Fo, Ancora sulla presenza dei classici nella poesia italiana contemporanea, pubblicato su «Semicerchio. Rivista di poesia comparata , XXVI-XXVII, 2002, pp. 29-36. 409

Tua vivit imago - volume 1
Tua vivit imago - volume 1
Età arcaica e repubblicana