Græce loqui - Saffo e il fr. 31

L autore Catullo gr ce loqui saffo e il fr. 31 Il modello greco tradotto , cioè rielaborato (era questo il senso della traduzione per gli antichi pp. 88-89), da Catullo è un ode della poetessa di Lesbo Saffo (VII-VI secolo a.C.). Il testo del frammento tradotto da Catullo (31 Voigt) è trasmesso nel trattato di retorica in greco Sul Sublime (I secolo d.C.), che ne loda l efficacia espressiva nel trasferire in immagini letterarie l esperienza personale dell amore. Mi sembra uguale agli dèi l uomo che ti siede di fronte, e da vicino ascolta la tua voce dolce, la lingua si spezza, un fuoco sottile mi corre sotto la pelle, gli occhi non vedono più, le orecchie rimbombano, il fascino del tuo riso. A me questo sconvolge il cuore nel petto; ti vedo appena e non mi riesce più di parlare, mi prende un sudore gelido, mi afferra tutta un tremito, e sono più verde dell erba e sembro a me stessa vicina a morire. (trad. G. Paduano) Nel proporre la sua versione del testo, Catullo: aggiunge elementi nuovi (l anafora di ille; il tema del confronto con gli dèi smussato dall incidentale si fas est); ne elimina alcuni per dare risalto ad altri (nel frammento di Saffo l uomo ascolta sia la voce che la risata, mentre nel carme catulliano a essere ascoltato e ammirato è solo il sorriso di Lesbia); inserisce i nomi propri rivendicando la soggettività dell esperienza vissuta e ricreata sulle parole del modello; sviluppa infine un tema molto attuale per la Roma del tempo come quello dell otium, finendo così per riflettere sulla propria condizione. T9 Il dolore del discidium tratto da Liber, carme 8 Audio LATINO LETTURA La storia d amore con Lesbia è nita: Catullo esorta sé stesso ad accettarlo e prospetta a Lesbia un futuro di solitudine e sofferenza. M se r Ca tu lle , | de s na s ne pt re , Metro: coliambi Miser Catulle, des nas ineptire, et quod vides perisse, perd tum ducas. 1-2. Miser Catulle ducas Catullo si de nisce miser, infelice : il termine ricorre frequentemente nella poesia erotica a designare le sofferenze d amore. L apostrofe* a sé stesso, strategia utilizzata anche altrove nel Liber (carmi 46; 51; 52; 79), è strutturale in questo carme, in cui contribuisce a rappresentare con ef cacia lo sdoppiamento tra la ragione, che induce ad accettare il discidium, e il sentimento, che porta il poeta ad abbandonarsi alla rievocazione dei ricordi felici. des nas ducas: i verbi principali (des nas, smetti , e ducas, considera ), legati dall allitterazione*, sono qui al congiuntivo (più avanti sostituito con l imperativo), e rappresentano due momenti dell esortazione che Catullo rivolge a sé stesso. Con il primo verbo il poeta si esorta ad abbandonare il delirio causato dalla passione ( smetti di fare il folle ; inep- tire, da in- privativo e aptus adatto , indica l incapacità di adattarsi alle circostanze e la conseguente serie di azioni inadeguate). Il secondo momento dell esortazione consiste nell accettazione della ne del rapporto, che Catullo oggettivamente vede nito (vides perisse, lett. vedi essere svanito, perduto ), ma che deve abituarsi a considerare tale (nota il poliptoto* verbale tra perisse, in nito perfetto, e perd tum, participio). 399

Tua vivit imago - volume 1
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Età arcaica e repubblicana