I CARMINA DOCTA

L autore Catullo „ I CARMINA DOCTA L apice della raf natezza stilistica Nei carmina docta (61-68) il tono si innalza e Catullo dà pienamente prova delle possibilità stilistiche della poetica neoterica dedicandosi a componimenti di spessore più elevato, intrisi di dottrina e dalla forma molto curata. Questi carmi rappresentano al meglio l interpretazione neoterica dei generi alti della poesia antica. La scelta ricade principalmente sull èpos, ma nella forma più breve dell epillio*, sui poemetti di argomento mitologico e sul genere epitalamico, che inaugura con Catullo una storia fortunata fino all epoca tardoantica, durante la quale ha mantenuto temi e caratteristiche formali già catulliani, anche oltre la fine dell epoca classica. La complessità degli argomenti, la predilezione per varianti esotiche dei miti, la capacità di intrecciare le storie le une dentro le altre legandole allo stesso tempo anche alle vicende personali del poeta si accompagnano nei carmina docta a uno stile sempre sorvegliatissimo ed elevato. Le stesse dimensioni dei componimenti inducono a un continuo labor limae, cioè a un incessante lavoro di rifinitura stilistica che punta a elaborare un testo asciutto, ma denso di riferimenti letterari che si richiamano apertamente al filone della poesia alessandrina (in particolare callimachea) e che sono, dunque, volti a dimostrare la cultura di chi scrive. Caratterizzati da grande ricercatezza formale e dalla selezione di varianti esotiche ed erudite dei miti, i carmina docta rappresentano la rilettura neoterica dei generi più alti della poesia antica. Carme 61 Il carme 61 appartiene al genere dell epitalamio, il canto nuziale, ed è un dono poetico che Catullo compone in occasione delle nozze tra Lucio Manlio Torquato e Iunia (o Vinia: il nome crea alcune difficoltà) Aurunculeia. Composto di 235 versi, il carme è suddiviso in 47 strofe di 5 versi ciascuna, all interno delle quali l invocazione a Imeneo (dio delle nozze, figlio di Urania, secondo una versione rara del mito) costituisce un vero e proprio ritornello (O Hymen Hymenaee). La prima parte del carme (vv. 1-75) è un inno a Imeneo, diviso in invocazione ed encomio; segue poi la descrizione del corteo della sposa, esortata a uscire e ad affrettarsi (vv. 76-115). Partita da casa, inizia così la deductio, la processione rituale di parenti e amici che accompagna la sposa fino alla nuova casa nuziale (vv. 116-155), con la Fescennina iocatio (canti di natura scherzosa e licenziosa) e quindi la menzione di elementi tipici del matrimonio romano; raggiunta la nuova casa si ha la collocatio della sposa nel letto nuziale (vv. 156-185). L ultima sezione (vv. 186-235) contiene l epitalamio vero e proprio, ovvero il canto in onore degli sposi davanti al talamo. Gli elementi del rito romano-italico (come i fescennini o la menzione del dio Talasio) sono inseriti in una struttura pienamente ispirata al genere letterario greco (già arcaico e poi anche alessandrino): questa combinazione impreziosisce il carme, in cui la cura formale si abbina a un certo eclettismo. Carme 62 Anche il più breve (66 versi) carme 62 appartiene al genere dell epitalamio. Diversamente dal carme precedente, questo non sembra essere legato a un occasione ma ha una natura puramente letteraria. Nella cornice della deductio viene qui rappresentato il canto alternato di un gruppo di giovani e di uno di vergini. Dopo aver mangiato separatamente, entrambi si preparano per il corteo. Il carme, introdotto dalle prime due strofe ( T21) e dalla terza, più lunga, assume la struttura di un vero e proprio agone a partire dalla quarta strofa. Il tema principale dell intero componimento è l invito ad accettare il proprio ruolo sociale e una riflessione sulle gioie dell amore coniugale. Carme 63 Il carme 63 è un epillio in 93 versi dedicato al mito di Attis. particolare la scelta metrica: in luogo dell esametro, infatti, tipico di questo genere, Catullo preferisce il galliambo, ben più raro, ma caratterizzato da un ritmo frenetico meglio adatto a rappresentare la furia orgiastica del mito che è legato al culto di Cìbele. Di questa dea, il cui culto era stato introdotto a Roma ai tempi della seconda guerra punica, Attis è, nella versione catulliana, un semplice devoto che, in preda all estasi religiosa, si reca in Frigia e si consacra in seguito all autocastrazione. Il componimento può essere suddiviso in tre grandi sezioni e una coda: i vv. 1-38 descrivono lo sbarco in Frigia e l autoevirazione; i vv. 39-73 narrano il risveglio dall estasi e l autocommiserazione per l azione compiuta; i vv. 74-90 descrivono l arrivo di un leone del carro di Cìbele e il ritorno di Attis nella selva in cui sarà per sempre schiavo della dea; in coda (vv. 91-93) Catullo invoca la dea Cìbele pregandola di risparmiare la sua casa dal furor. Testo PLUS La consacrazione di Attis a Cìbele 371

Tua vivit imago - volume 1
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Età arcaica e repubblicana