Intrecci storia - “Appartenere al padrone”. La schiavitù a

LA CRISI DELLA REPUBBLICA E LE GUERRE CIVILI sieme al pretore Marco Licinio Crasso, pone fine alla grande rivolta di schiavi, guidata da Spartaco, un gladiatore fuggiasco che per alcuni anni (73-71 a.C.) ha seminato panico e devastazione nell Italia meridionale. Forti di questo successo, Pompeo e Crasso vengono eletti consoli per l anno 70 a.C. L elezione di Pompeo costituisce l ennesima violazione delle regole da parte di un comandante a cui il successo militare ha fornito un prestigio immenso: Pompeo, infatti, viene eletto console senza avere l età prescritta dalla Gladiatori, particolare del fregio del monumento funerario di Lusius Storax, 30-50 d.C. Chieti, Museo archeologico La Civitella. Storia Appartenere al padrone . La schiavitù a Roma Come in molte società antiche, anche in quella romana esiste la schiavitù. Secondo le fonti essa è presente sin dagli inizi di Roma, e i riferimenti agli schiavi che compaiono nelle leggi delle Dodici tavole (451 a.C.) dimostrano che l istituto era già ben integrato all interno del sistema romano. Le sue origini sono legate prevalentemente all attività bellica: è innanzitutto con la guerra, infatti, che individui nati liberi vengono trasformati in un bene di proprietà di un padrone. Gli schiavi, dunque, sono uomini, donne e bambini che appartengono a un proprietario, e si trovano quasi nella stessa condizione degli animali domestici, privi di una propria identità e soggetti a compravendita. Per tutta l età arcaica la figura dello schiavo ha carattere strettamente domestico. Generalizzando, infatti, è possibile distinguere due diverse fasi. La prima, che è quella delle origini, è caratterizzata da una minore presenza di schiavi all interno della comunità, con individui che vivono a stretto contatto con i loro padroni, e anzi sono inclusi nella familia assieme a moglie e figli; del resto, bisogna sottolineare come, secondo il diritto romano, il pater familias abbia un potere pressoché totale sui membri del suo nucleo familiare, destinato a cessare soltanto con la propria morte ( p. 73). I grandi mutamenti del III secolo a.C. provocano una radicale trasformazione nella funzione svolta dagli schiavi: le numerose campagne militari, che a partire da quegli anni consentono a Roma di estendere la sua influenza su gran parte del 326 Mediterraneo, portano infatti all immissione sul mercato di un numero straordinariamente ampio di schiavi, che cominciano a essere impiegati in maniera sempre più diffusa in varie attività (in particolare l agricoltura e Collare per uno schiavo. l allevamento, praticati Roma, Museo Nazionale nei latifondi dell Italia Romano Terme di meridionale). Le condizioni Diocleziano. di vita in tali contesti sono terribili, ben peggiori rispetto a quelle di cui possono godere gli schiavi che, per fortuna o capacità, sono al servizio del padrone presso la sua dimora. Questi ultimi, perlopiù Greci, sono generalmente in grado di esercitare un mestiere: possono essere medici o addirittura precettori del figlio del dominus, hanno il diritto di possedere un proprio patrimonio (il peculium), e possono sperare, se godono della fiducia del padrone, di ottenere la libertà e, con essa, la condizione di cittadini. Il pater familias, infatti, detiene il potere di trasmettere allo schiavo liberato la medesima cittadinanza di cui è in possesso. L individuo diventa dunque un liberto e sebbene conservi degli obblighi nei confronti del proprietario, divenuto patronus, e non goda della possibilità di accedere alle cariche pubbliche vede spalancarsi davanti a sé le porte della scalata sociale e del successo.

Tua vivit imago - volume 1
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Età arcaica e repubblicana