Le forme teatrali popolari

LA CRISI DELLA REPUBBLICA E LE GUERRE CIVILI in breve menti sontuosi e gli effetti speciali: incendi in scena, coreografie con centinaia di attori, scene dipinte, schermi mobili, impiego di ogni sorta di belve e animali. Anche la commedia La trasformazione della commedia Dopo Terenzio, la cui produzione raffinata e urbana subisce una battuta già non aveva trovato un accoglienza positiva presso il grande pubblico, anche la grande stad arresto dopo Plauto gione della commedia si avvia al termine. L unico rappresentante significativo che emerge in e Terenzio. Alcuni questo periodo è Sesto Turpilio (185-104/103 a.C.), le cui opere riscuotono successo ancora commediografi tentano la via della togata per al tempo di Cicerone: di lui rimangono tredici titoli (tutti greci) di palliatae sul modello di rinnovare il genere. Menandro e più di duecento frammenti, che dimostrano una predilezione per intrecci romanzeschi e per il patetico. Un tentativo di rinnovamento del teatro comico è rappresentato dalla togata, la commedia di costume e ambientazione italici che si sviluppa nel II secolo a.C. ( p. 84). I suoi personaggi, di libera condizione, indossano la toga, la veste tipicamente romana, e hanno nomi latini; gli argomenti e le situazioni sono simili a quelli della palliata, ma rispetto alle commedie plautine presentano toni più seri, garbati e borghesi . Il più prolifico e significativo autore di togatae è Lucio Afranio (di cui sappiamo che vive nello stesso periodo dei Gracchi e di cui conosciamo 43 titoli e alcuni frammenti), mentre commediografo certamente minore è Quinzio Atta (morto, secondo Girolamo, nel 77 a.C.), che, a quanto sembra, si limita soltanto a riadattare al contesto latino i modelli greci. Le forme teatrali popolari Durante il I secolo a.C. Il mimo La forma di spettacolo che scalza la commedia e che domina la scena per tutto il I il pubblico apprezza secolo a.C. e durante l età imperiale è il mimo. forme teatrali di Presente a Roma fin dalla metà del III secolo a.C., il mimo era stato nel tempo utilizcarattere più popolare zato come embolium, cioè come intermezzo tra due rappresentazioni più ampie, o come e licenzioso, come il mimo, mescolanza di exodium, vale a dire come una scenetta comica finale, finché non aveva trovato una stabile danza, recitazione e collocazione nei ludi Floreales, celebrati in onore della dea Flora dal 28 (o 30) aprile al 3 canto, dai contenuti maggio; tale, tuttavia, era stato il suo successo, da essere incluso anche nei programmi di satirici e mordaci. altre feste. Il mimo si configura come uno spettacolo eterogeneo, simile a un moderno cabaret, che unisce danza, recitazione e canto e si caratterizza per una comicità vivace e sanguigna, che corrisponde perfettamente al gusto di un pubblico non particolarmente colto, risultando piuttosto triviale. Le scene rappresentate sono tratte dalla quotidianità e prediligono situazioni licenziose, caratterizzate da una satira mordace e da battute spesso oscene. I mimografi di cui conserviamo alcuni frammenti vivono entrambi nel I secolo a.C.: uno è Decimo Laberio (106-43 a.C.), di cui conosciamo solo 43 titoli e una manciata di versi, noto per aver preso di mira con la sua satira maliziosa perfino Cesare; l altro è Publilio Siro, attore di successo, sotto il cui nome sono state tramandate più di 700 sententiae (solo in parte autentiche), massime della lunghezza di un verso dal carattere sentenzioso e morale, espressione di una saggezza antica e popolare, del tipo: Muliebris lacrima condimentum est malitiae. Il pianto della donna è il condimento dell astuzia. In Venere semper certat dolor et gaudium. Nell amore c è sempre lotta tra dolore e piacere. Malus etsi obesse non potest tamen cogitat. Il cattivo, anche se impossibilitato a far del male, tuttavia ci pensa. (trad. A. Cavanna) 304

Tua vivit imago - volume 1
Tua vivit imago - volume 1
Età arcaica e repubblicana