Tua vivit imago - volume 1

L autore Terenzio 60 65 lui stesso più tardi Non voglio usare parole troppo dure contro di lui. (Si allontana) MICIONE Non è completamente vero ma neppure completamente falso quello che lui dice. Questa storia però dispiace molto anche a me; ma non ho voluto mostrargli che ci soffrivo. un uomo fatto così: quando voglio calmarlo, lo contraddico immediatamente e cerco di fargli cambiare idea. Tuttavia difficilmente se la prende con comprensione. Ma se lo aizzassi o anche dessi esca alla sua ira, diventerei certamente pazzo insieme a lui. vero però che schino un po di torto in questa faccenda me lo fa. C è forse una a cui non ha dato i soldi? Finalmente, poco tempo fa (doveva essersi nauseato di tutte, penso), mi disse che voleva sposarsi. Credevo che gli fossero sbolliti i furori giovanili. Ne ero felice. Ecco invece che ci risiamo! Ma, comunque stia la faccenda, voglio incontrarlo e informarmi se è in piazza. (Si allontana) (trad. O. Bianco) Analisi del testo La disputa tra due educatori Alla base di questa scena vi è lo schema dell agone, che prevede una serie di argomentazioni e ragionamenti esposti dai fautori di teorie contrapposte. Proprio sul tema pedagogico lo schema agonale aveva una lunga tradizione: è infatti celebre nelle Nuvole di Aristofane (il commediografo greco vissuto tra il V e il IV secolo a.C.) l agone fra il Discorso Migliore, fautore dell educazione tradizionale, e il Discorso Peggiore, sostenitore delle nuove teorie pedagogiche elaborate dalla So stica; nel caso di Aristofane, dunque, il bersaglio polemico è costituito proprio dalle nuove loso e, alle quali sono contrapposti i valori positivi della tradizione. In Terenzio, invece, la simpatia dell autore va all educazione liberale teorizzata da Micione; ma, anche in questo caso, il contrasto tra le diverse opinioni non va inteso troppo rigidamente: è lo stesso Micione, non a caso, ad affermare, una volta rimasto da solo, di nutrire qualche dubbio su quanto Dèmea ha appena sostenuto («Non è completamente vero ma neppure completamente falso quello che lui dice , rr. 58-59). Le apparenze che ingannano opportuno osservare che i due fratelli, interpretando la situazione dai rispettivi punti di vista, la stanno entrambi, in realtà, fraintendendo, dal momento che nessuno dei due sa (né sospetta) che a essere innamorato della ragazza rapita è Ctesifone, e non come credono schino: se da un lato questo potrebbe dare ancor più ragione, da un certo punto di vista, a Micione (confermando che schino è il glio buono ), dall altro, però, il fatto che entrambi giudichino senza sapere e senza capire toglie, in qualche misura, valore alla loro capacità di giudizio e nisce per relativizzare le loro opinioni. Inoltre, viene spontaneo porsi una domanda alla ne della lettura di questa scena: se i due genitori sono così convinti di aver adottato con successo i rispettivi metodi educativi, come mai nessuno dei due conosce abbastanza il proprio glio da intuire o, quanto meno, sospettare la verità? Un confronto con Menandro La testimonianza del grammatico tardoantico Elio Donato (IV secolo d.C.), commentatore delle commedie di Terenzio, ci consente di mettere a confronto, su una questione di dettaglio ma nel suo piccolo signi cativa, il commediografo latino con il suo modello diretto: sappiamo infatti da Donato che, nella versione di Menandro, all inizio di questa scena Dèmea rispondeva al saluto pronunciato da Micione ai vv. 80-81: «Lieto di vederti, Dèmea . Terenzio sopprime il saluto, facendo esordire Dèmea in modo brusco e sgarbato («Ah, bene: proprio te sto cercando , r. 1): una modi ca apparentemente marginale, ma che contribuisce alla caratterizzazione del personaggio e segnala l attenzione dell autore latino per le sfumature psicologiche. Mettiti alla prova Laboratorio sul testo ONLINE 271

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Età arcaica e repubblicana