PLUS - Il fiasco dell’Hecy̆ra

L autore Terenzio Analisi del testo Un prologo atipico Questi otto versi sono stati oggetto di discussione da parte della critica moderna, che ne ha notato la difformità rispetto agli altri prologhi terenziani, generalmente più lunghi e articolati. Secondo alcuni studiosi il prologo sarebbe lacunoso, perché si ritiene poco credibile che esso nisse con l immagine non molto lusinghiera del poeta avido di guadagno e che mancasse ogni riferimento alla performance che stava per iniziare, come invece costantemente accade negli altri prologhi. Inoltre in questi versi non c è traccia della volontà, altrove espressa da Terenzio (per esempio, nel prologo dell Andr a o in quello dell Heautontimorume nos, o ancora in quello degli Adelphoe T11), di creare una relazione con il pubblico, chiamandolo a esercitare il ruolo di iudex o addirittura di patronus del poeta. Per gli stessi motivi alcuni hanno dubitato persino dell autenticità di questo breve testo, attribuendolo all attore Ambivio Turpione, che sarebbe stato incaricato, forse in un momento in cui l autore era già partito per la Grecia, di rimettere in scena l Hecy ra. Al di là di questo dibattito, questi pochi versi sono la prova di quanto innovativo e spiazzante dovesse risultare il teatro del poeta africano per un pubblico abituato a un diverso tipo di comicità, meno raf nato e certamente più immediato: l autore si premura infatti di rassicurare gli spettatori facendo riferimento ai suoi lavori precedenti (nel 160 a.C. erano state già rappresentate tutte le altre commedie terenziane tranne gli Adelphoe) e allo stesso tempo alludendo a circostanze casuali e imprevedibili (e non al carattere della commedia) per giusti care l originario asco . Mettiti alla prova Laboratorio sul testo ONLINE Il fiasco dell Hecy ra Nel 160 a.C., in occasione dei ludi Romani, l Hecy ra fu finalmente rappresentata con successo, ma dalle parole stesse dell autore si apprende che la commedia in precedenza non aveva avuto fortuna. Infatti ben due fiaschi sono testimoniati dallo stesso Terenzio nei prologhi: il primo, in occasione dei ludi Megalenses del 165 a.C., è ricordato due volte. La prima menzione è nel prologo della seconda rappresentazione, avvenuta nel 160 a.C. durante i giochi funebri in onore di Lucio Emilio Paolo, il vincitore della guerra macedonica; la seconda menzione è invece nel prologo della terza, e finalmente applaudita, messa in scena, avvenuta nello stesso anno. Quest ultimo prologo ricorda anche il secondo insuccesso, quello appunto in occasione delle cerimonie in onore del defunto condottiero. Entrambi i resoconti presentano una situazione simile: gli spettatori erano stati indotti ad abbandonare la rappresentazione attratti da uno spettacolo di pugili e funamboli la prima volta, di gladiatori la seconda. Tale situazione può apparire sorprendente se si considera la struttura del teatro romano, che era chiuso da tutti i lati e in cui l acustica esaltava i suoni provenienti dal palco, isolando quelli esterni. Per spiegare l accaduto si è sup- posto che almeno nel caso dei ludi Megalenses del 165 a.C. l Hecy ra fosse stata messa in scena non in teatro, ma sul Palatino, davanti al tempio della magna Mater, a cui i giochi erano dedicati: il pubblico avrebbe utilizzato come cavea la gradinata del tempio, mentre davanti al podio sarebbe stato costruito un palcoscenico. In questo caso, effettivamente gli spettatori sarebbero stati nella condizione di essere distratti da un altro spettacolo. Figurine di terracotta rappresentanti due gladiatori romani, I secolo a.C. Taranto, Museo Archeologico Nazionale. 255

Tua vivit imago - volume 1
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Età arcaica e repubblicana