Tua vivit imago - volume 1

L autore Terenzio 220 Perii! Is mi, ubi adb bit plus paullo, sua quae narrat [facinora! Nunc ait: Periclum ex aliis facito tibi quod ex usu siet : astutus! ne ille haud scit quam mihi nunc surdo narret [fabulam. Accidenti, proprio lui che, quando ha bevuto un po di più, vedessi le imprese che racconta! Ora viene a dirmi: «Approfitta della esperienza altrui, per quello che ti può essere utile . Furbo! Non lo sa quanto son sordo io ora, quando mi racconta questa storiella! 225 Mage nunc me amicae dicta stimulant: Da mihi atque [ adfer mihi : quoi quod respondeam nil habeo; neque me quisquamst [miserior. Nam hic Clinia, etsi is quoque suarum rerum sata git, [attamen habet bene et pudice eductam, ignaram artis meretriciae. Meast potens procax magnifica sumptuosa nobilis. Tum quod dem ei Recte est; nam nil esse mihi religiost [dicere. Hoc ego mali non pridem inveni neque etiamdum scit pater. CONFLITTO Il contrasto padre- glio è rimarcato anche dalla scelta di accostare a inizio verso i due pronomi, is e mi (uno riferito al padre, l altro al glio). SERMO COTIDIANUS Il v. 220, con l esclamazione Perii (lett. sono morto , qui usato con valore di interiezione, povero me ) e la particolare struttura sintattica della proposizione esclamativa, è un tipico esempio di come Terenzio traspone nei versi la vivacità del parlato. SERMO COTIDIANUS Da mihi (lett. dammi ) e adfer mihi (lett. portami ) omettono i due complementi oggetti: anche le espressioni ellittiche sono proprie della mimesi del parlato. P THOS E PATETISMO Non mancano arcaismi e gure retoriche, seppur usati con più moderazione rispetto a Plauto. Terenzio non vuole fare sfoggio di virtuosismo: i procedimenti retorici mirano a conferire pàthos al monologo del personaggio. Clitifone, per esempio, ricorre all asindeto per proporre in maniera ef cace gli aggettivi tesi a offrire un rapido ma completo quadro della cortigiana che lo ha in pugno. In questo momento ciò che mi preoccupa di più son le parole della mia amica: «Dammi questo e «Portami quest altro . Ed io non so cosa risponderle e sono l uomo più infelice del mondo! E poi, questo Clìnia, anche se di guai suoi ne ha abbastanza, almeno ha una ragazza bene educata ed onesta, che non conosce il mestiere della prostituta. La mia è prepotente, sfacciata, vanitosa, spendacciona, altera L unica cosa che posso dirle è: «Va bene , perché non ho il coraggio di dirle che non ho un soldo. Questo guaio, non è da molto che me lo sono trovato; e mio padre ancora non lo sa. (trad. O. Bianco) plus paullo: nota l allitterazione*; paullo = paulo. sua quae narrat facinora: quali sue imprese racconta! . Cremète predica bene attraverso l esempio di un altro (per alium), ma quando si ubriaca racconta che anche lui, ai suoi tempi, ne ha combinate di tutti i colori. Periclum: forma sincopata per periculum; con facere signi ca qui fare la prova , sperimentare . siet: forma arcaica per sit. ne : ha valore asseverativo, come al v. 217. 221-229. Nunc ait scit pater Mage: forma arcaica per magis. amicae: intende Bàcchide, la cortigiana di cui è innamora- to Clitifone. quoi: forma arcaica per cui (nesso relativo). quisquamst: quisquam est, con aferesi. satagit: il verbo satago, da sat e ago, può signi care sia soddisfare (nel senso di pagare ), sia darsi da fare, affannarsi , e dunque in questo caso avere il proprio daffare, avere i propri guai . bene artis meretriciae: educata bene e pudicamente, ignara dell arte meretricia . Eductam e ignaram si riferiscono a un sottinteso amicam, complemento oggetto di habet. Clìnia insomma, a differenza di Clitifone, ha una relazione con una fanciulla ben educata, non con una cortigiana. Meast: mea est. Tum quod dicere: Clitifone dice che tutto ciò che può offrire alla sua amante è un va bene (Recte), nel senso che, in mancanza di denaro e della possibilità di fare regali, riempie la cortigiana di assensi, parole e promesse. Dem è congiuntivo presente del verbo do (lett. ciò che io possa darle ); religiost (religio est, con aferesi) ha il senso di mi faccio scrupolo di (costruisci: nam religio est dicere mihi nil esse; mihi è dativo di possesso). Hoc mali: questo male , con mali genitivo partitivo. 237

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Età arcaica e repubblicana