Tua vivit imago - volume 1

Il riso e il carnevalesco 25 30 35 40 è timor di Dio. E da questo libro potrebbe partire la scintilla luciferina che appiccherebbe al mondo intero un nuovo incendio: e il riso si disegnerebbe come l arte nuova, ignota persino a Prometeo,5 per annullare la paura. Al villano che ride, in quel momento, non importa di morire: ma poi, cessata la sua licenza, la liturgia gli impone di nuovo, secondo il disegno divino, la paura della morte. E da questo libro potrebbe nascere la nuova e distruttiva aspirazione a distruggere la morte attraverso l affrancamento dalla paura. E cosa saremmo, noi creature peccatrici, senza la paura, forse il più provvido, e affettuoso dei doni divini? [ ] La prudenza dei nostri padri ha fatto la sua scelta: se il riso è il diletto della plebe, la licenza della plebe venga tenuta a freno e umiliata, e intimorita con la severità. E la plebe non ha armi per affinare il suo riso sino a farlo diventare strumento contro la serietà dei pastori che devono condurla alla vita eterna e sottrarla alle seduzioni del ventre, delle pudenda, del cibo, dei suoi sordidi desideri. Ma se qualcuno un giorno, agitando le parole del Filosofo,6 e quindi parlando da filosofo, portasse l arte del riso a condizione di arma sottile, se alla retorica della convinzione si sostituisse la retorica dell irrisione, se alla topica della paziente e salvifica costruzione delle immagini della redenzione si sostituisse la topica dell impaziente decostruzione e dello stravolgimento di tutte le immagini più sante e venerabili oh quel giorno anche tu e tutta la tua sapienza, Guglielmo, ne sareste travolti! . (Umberto Eco, Il nome della rosa, Bompiani, Milano 2012) 5. ignota perfino a Prometeo: nel mito greco Prometeo aveva fatto agli uomini il dono del fuoco contro il volere di Zeus (ma secondo un altra versione sarebbe stato addirittura il creatore del genere umano); nei successivi sviluppi loso ci e letterari, la sua gura era divenuta il simbolo dello spirito d iniziativa dell uomo e della sua tendenza a s dare le forze divine. 6. Filosofo: si tratta di Aristotele, identi- cato dalla loso a scolastica medievale come la massima autorità nel campo del sapere, tanto che per riferirsi a lui era usata la locuzione Ipse dixit. DI TESTO IN TESTO Nel brano del Nome della rosa che hai letto, il protagonista mette in luce come la legittimazione della potenza dissacrante del riso creerebbe un generale sovvertimento di tutti i valori, anche di quelli religiosi. Questo tema, teorizzato nel dialogo fra il protagonista del romanzo, Guglielmo da Barskerville, e Adso, suo allievo, è il messaggio che possiamo desumere anche da una novella di Luigi Pirandello (18671936), C è qualcuno che ride, raccolta in Novelle per un anno. Nel testo si racconta come durante una strana festa di carnevale la folla è turbata dalla risata di una ragazza e dei suoi familiari. I capi della comunità, indispettiti da quel ridere che reputano irriverente, preparano allora una parodia, che induce i presenti a una risata sardonica e costringe alla fuga i poveri intrusi. FINO A TE Dopo aver letto il testo di Pirandello (lo puoi trovare facilmente sia in rete che in biblioteca), esponi le tue riflessioni in un breve intervento orale che riferisca le tue impressioni di lettura di entrambi i testi proposti. Discuti poi in classe sul valore della risata: ha un potere catartico o distruttivo? sintomo di leggerezza, di provocazione, di disprezzo? possibile fornirne un interpretazione univoca? 217

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Età arcaica e repubblicana