Intrecci storia - Gli schiavi nel mondo romano

DALLE ORIGINI ALLA CONQUISTA DEL MEDITERRANEO storia Gli schiavi nel mondo romano Nelle commedie plautine un ruolo centrale è ricoperto dallo schiavo (servus), con cui spesso l autore e, di conseguenza, lo spettatore simpatizzano, e che in genere si distingue per l astuzia con cui riesce a destreggiarsi. Gli schiavi erano numerosissimi a Roma e nella società romana, come del resto nel mondo antico in generale, e la schiavitù era un istituzione non solo comunemente accettata, ma ritenuta di fondamentale importanza per lo sviluppo economico dello Stato e delle classi sociali più alte. Oltre a coloro che nascevano schiavi, da genitori a loro volta privi della libertà, esistevano gli schiavi per debiti, i prigionieri di guerra ridotti in schiavitù e coloro che si erano consegnati a un mercante per ricevere una parte del ricavato della loro vendita. Inizialmente a Roma la condizione degli schiavi era totalmente inumana: essi non potevano possedere nulla, né sposarsi, né opporsi in alcun modo ai soprusi e ai maltrattamenti del padrone, ma con il tempo essi ottennero la facoltà di mettere da parte i propri risparmi per arrivare a riscattarsi e potersi sposare. Fra gli schiavi si distinguevano i servi publici, che appartenevano allo Stato ed esercitavano varie funzioni, come per esempio quella di corriere o di segretario; i membri della familia rustica, che lavoravano nei campi o si occupavano delle necessità degli abitanti della villa; gli schiavi cittadini, membri della familia urbana, in genere più colti, che potevano essere anche medici, amministratori o pedagoghi. Rispetto al mondo greco, sono infatti caratteristiche della società romana la specializzazione degli schiavi, in gran numero addetti a funzioni culturali (bibliotecari, amanuensi, stenografi, lettori, maestri, segretari), e l appartenenza alla condizione servile di persone che esercitavano professioni di alta specializzazione (ingegneri, medici, chirurghi, professori). D altra parte, la differenza più rilevante con il mondo greco era nella piena e assoluta potestà del padrone sullo schiavo, corrispondente all autorità illimitata di cui godeva il pater familias verso tutto ciò che era sotto il suo potere (moglie, figli e schiavi). 192 Due giovani servi di una ricca famiglia portano oggetti in vista di un sacri cio, particolare del rilievo di un ara funeraria. Roma, Museo Nazionale Romano. Dalla schiavitù era possibile affrancarsi attraverso la manumissio, un istituto giuridico tipicamente romano attraverso il quale lo schiavo veniva liberato dal suo stesso padrone; essa poteva avvenire vindicta ( con la bacchetta ) o censu ( con il censo ) o testamento ( con il testamento ). Nel primo caso si svolgeva davanti a un magistrato e prevedeva la presenza di un patrocinatore che, d accordo con il padrone, ne contestava il diritto di proprietà e, dopo esserselo fatto assegnare, poneva sul capo dello schiavo un bastoncino (vindicta) e lo dichiarava libero; la manumissio censu prevedeva che il padrone facesse iscrivere lo schiavo come cittadino romano nelle liste dei censori; infine il dominus poteva affrancare lo schiavo nel suo testamento. Lo schiavo acquisiva così la condizione di liberto: pur essendo libero e cittadino, in quanto tale non godeva della stessa capacità giuridica degli ingenui, i nati liberi. Poteva esercitare vari diritti politici, ma era escluso dalle principali cariche; manteneva, inoltre, una posizione di subordinazione verso l antico padrone (patronus), che doveva rispettare come un padre (quindi non poteva citarlo in giudizio senza il permesso del magistrato) e per il quale doveva svolgere alcuni servizi.

Tua vivit imago - volume 1
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Età arcaica e repubblicana