Intrecci letteratura - Euclione, l’avaro plautino imitato

DALLE ORIGINI ALLA CONQUISTA DEL MEDITERRANEO letteratura Euclione, l avaro plautino imitato da Molière L a figura di Euclione ebbe una straordinaria fortuna già nella commedia rinascimentale; tuttavia il personaggio che più si avvicina all avaro plautino è l Arpagone protagonista dell Avaro di Molière (1622-1673), commedia rappresentata per la prima volta a Parigi nel 1668. Il commediografo francese trasse certamente ispirazione dall Aulularia, al punto che alcune scene sono chiaramente ricalcate sul modello: per caratterizzare l avarizia del protagonista, per esempio, in una scena si dice che questi intendeva citare in giudizio un gatto che gli aveva rubato una coscia di montone, proprio come Euclione pretendeva di fare con un nibbio («Ma sai quanto è spilorcio e miserabile nel vitto? Tempo fa un nibbio gli portò via la pietanza. Lui va a piagnucolare dal pretore e lì comincia a fare istanza con pianti e gemiti perché gli sia concesso di citare il nibbio in giudizio , vv. 315-319, trad. C. Carena). La scena in cui l influenza di Plauto è più evidente è quella in cui Arpagone scopre di essere stato derubato di una cassetta d oro e, come fa anche il suo predecessore in un altra scena dell Aulularia, presentata nel brano successivo ( T9), si rivolge al pubblico per averne l aiuto: l ispirazione plautina si riconosce nel ricorso all espediente della rottura dell illusione scenica e dell apostrofe agli spettatori, ma anche nell enfasi drammatica, interpretabile come una forma di paratragedia, con la quale il protagonista si dispera. ARPAGONE (grida al ladro dal giardino, ed entra in scena senza cappello) Al ladro! Al ladro! All assassino! All omicida! Giustizia, giusto cielo. Sono rovinato, assassinato, mi hanno pugnalato alla gola, mi hanno rubato i miei soldi. Chi sarà mai stato? E dov è andato? Dov è? Dove si nasconde? Che cosa posso fare per trovarlo? Dove devo andare? Dove non devo andare? Che sia di là? Che sia di qua? Chi c è? Alto là! Restituiscimi i miei soldi, furfante... (Afferra il proprio braccio) Ah, sono io! Ho la testa confusa, non so più dove sono, chi sono, cosa faccio. Ahimè, miei poveri soldi, miei poveri soldi, Ritratto di Molièere, illustrazione tratta dalle Oeuvres Completes de Molière, Sanchez et Cie, Laplace 1885. 170 miei unici amici! Vi hanno portati via da me; e senza di voi, io ho perduto il mio conforto, la mia consolazione, la mia gioia; tutto è finito per me, a questo mondo non ho più nulla da fare; senza di voi, mi è impossibile vivere. finita, non ne posso più: sto morendo, sono morto, sono già sottoterra. Non c è nessuno qui che voglia farmi risuscitare, restituendomi i miei cari soldi, o dicendomi almeno chi li ha presi? Eh? Cosa avete detto? Non è stato nessuno! Chiunque sia stato a fare il colpo, deve avere spiato l ora giusta per bene; e ha scelto giusto il momento in cui stavo parlando con quel traditore di mio figlio. Bisogna uscire! Rivolgersi subito alla giustizia, perché metta subito alla tortura tutti quelli che abitano in questa casa: cameriere, servi, figli, figlia, e anche me. Guarda quanta gente che c è! Ma tutti quelli che guardo in faccia, mi fan nascere dei sospetti; di ciascuno penso eccolo, il ladro! . Eh, qualcuno, lì in fondo, ha detto qualcosa? Sta parlando di quelli che m han derubato? E là, da quella parte, che cos è quel rumore? Avete trovato il ladro? Per favore, qualsiasi notizia utile, qualsiasi indizio, vi scongiuro: ditemelo! nascosto lì, in mezzo a voi? Tutti che mi guardano, e si mettono a ridere. Certo; anche loro, tutti complici, vedrete! Su, presto: commissari di polizia, gendarmi, prefetti, giudici, strumenti di tortura, forche e carnefici! Voglio fare impiccare tutti quanti; e se non ritrovo i miei soldi, alla fine, m impiccherò anch io, con le mie mani. (Molière, L Avaro, atto IV, scena VII, trad. L. Lunari)

Tua vivit imago - volume 1
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Età arcaica e repubblicana