Tua vivit imago - volume 1

DALLE ORIGINI ALLA CONQUISTA DEL MEDITERRANEO 125 130 già ritto sul carro, già tengo le redini e il pungolo: è in mie mani. Su, via, cavalli fate risuonare lo strepito dei vostri zoccoli, piegate i vostri celeri garretti in rapida corsa. VECCHIO Mi minacci con un tiro di cavalli? MENECMO II Ecco, Apollo, che mi comandi nuovamente d investire chi mi sta di fronte e di ucciderlo. (Si lancia in avanti, poi si ferma all improvviso) Ma chi mi afferra per i capelli e mi strappa giù dal cocchio? Sovverte il tuo comando e le tue prescrizioni, o Apollo! VECCHIO Oh Ercole, quale malattia violenta e penosa! Bontà divina! Adesso è matto, ma poco prima era ben sano. Quale malanno lo ha assalito all improvviso! Andrò a chiamare un medico più presto che posso. (Esce in fretta da sinistra, verso la piazza) (trad. C. Carena, con adattamenti) Analisi del testo L incomunicabilità comica Il brano proposto mette in scena l incontro tra Menecmo II e la famiglia del gemello Menecmo I. La moglie e il suocero di quest ultimo immaginano che Menecmo II sia proprio il loro parente, dando vita così a una serie molto divertente di equivoci. Menecmo II inizialmente risponde in maniera forse eccessiva a questa serie di errori, perdendo la pazienza e rivolgendo minacce a tutti coloro che gli si accostano, tanto da essere creduto pazzo. L elemento comico qui, come in tutte le commedie degli equivoci, nasce proprio dall impossibilità di una corretta comunicazione tra i personaggi, che propongono in maniera contrapposta e apparentemente inconciliabile le loro personali verità, senza rendersi conto del fatto che, in realtà, hanno ragione tutti. Perciò si rende necessario un intervento chiari catore, solitamente per mezzo di un insperato riconoscimento, che spesso alla ne del dramma risolve tutte le tensioni accumulatesi e rimaste in sospeso. Pazzia apparente e pazzia simulata In questo passo, dopo il lamento del suocero di Menecmo I sui mali della vecchiaia e il dialogo di quest ultimo con sua glia, l equivoco per il quale Menecmo II viene scambiato per il fratello gemello ha uno sviluppo assai peculiare, ma allo stesso tempo tipico della comicità plautina: vedendosi preso per pazzo senza avere idea del motivo («Sarai mica matto a farti un augurio simile o a negare di aver mai messo piede nella sua abitazione, matto che non sei altro? , rr. 73-74), Menecmo II decide, in qualche modo, di stare al gioco e di ngere di essere davvero impazzito («Non mi resta di meglio che, preso per matto, ngermi matto del tutto e così sbarazzarmi di costoro , rr. 89-90). In tal modo la pazzia apparente, originata dall equivoco di fondo, diventa una pazzia deliberatamente simulata e l incomunicabilità involontaria tra i personaggi si tramuta in una consapevole nzione da parte di uno di loro: nzione che, paradossalmente, li conferma nel loro errore (quello, cioè, di trovarsi di fronte a Menecmo I). , questo, un caso esemplare della pirotecnica capacità di Plauto di dare vita a situazioni, appunto, paradossali e in de nitiva assurde, di grande ef cacia comica. Le posizioni misogine del vecchio suocero Sebbene il vecchio sia stato chiamato dalla glia in sua difesa, nel loro primo dialogo egli pronuncia alcune frasi che sembrano quasi voler giusti care il genero. Il vecchio afferma, per esempio, che più volte ha raccomandato alla glia di essere accondiscendente nei confronti del marito e di lasciare all uomo la sua libertà, ben meritata dal momento che non le fa mancare alcun bene materiale (rr. 42-43 e 47-51); d altra parte, nessuna donna può pretendere che il proprio marito sia al suo servizio! Da queste sue parole emergono chiaramente quei pensieri e quei pregiudizi di natura maschilista e patriarcale che sono ben radicati nella società romana ai tempi di Plauto. Mettiti alla prova Laboratorio sul testo ONLINE 152

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Età arcaica e repubblicana