Fino a noi - Una traduzione d’autore

L autore Plauto Fino a noi Una traduzione d autore N el 1963 Pier Paolo Pasolini (1922-1975) scrittore, poeta, autore e regista teatrale e cinematografico, tra gli intellettuali più influenti nell Italia degli anni Sessanta e Settanta tradusse, su richiesta di Vittorio Gassman, il Miles gloriosus, a cui diede come titolo Il vantone. Per questa traduzione Pasolini scelse il dialetto romanesco, ritenendolo capace di restituire, indirettamente, lo stile e il tono del testo originale. lo stesso autore a spiegare tale scelta nel presentare la propria versione della commedia plautina in occasione della prima edizione: Beh, qualcosa di vagamente analogo al teatro di Plauto, di così sanguignamente plebeo, capace di dar luogo a uno scambio altrettanto intenso, ammiccante e dialogante, tra testo e pubblico, mi pareva di poterlo individuare forse soltanto nell avanspettacolo... a questo, è alla lingua di questo, che, dunque, pensavo a sostituire il puro parlato plautino. Ho cercato di mantenermi, il più squisitamente possibile, a quel livello. Anche il dialetto da me introdotto, integro o contaminato, ha quel sapore. Sa più di palcoscenico che di trivio. Anche la rima, da me inaspettatamente, credo, riassunta [cioè assunta di nuovo , ripresa ], vuol avere quel tono basso, pirotecnico. Il nobilissimo volgare , insomma, contagiato dalla volgarità direi fisiologica del capocomico... della soubrette... Riportiamo, accanto ai vv. 1-9 della commedia in originale, le prime battute di Pirgopolinìce, cui il romanesco di Pasolini conferisce una notevole vitalità. Oltre a rendere con grande libertà il dettato plautino, Pasolini inserisce anche dei riferimenti attualizzati (poco più avanti cum armis aureis, al v. 16, diventa «coll armi de oro der Giappone , dove il riferimento al Giappone, ovviamente assente nell originale, serve a evocare una lontananza remota ed esotica, come la Scitolatronia plautina): si tratta, a ben vedere, dello stesso procedimento che era stato seguito dagli autori latini, e da Plauto stesso, nelle loro traduzioni artistiche dei modelli greci. Metro: senari giambici PYRGOPOLYNICES Curate ut splendor meo sit clipeo clarior quam solis radii esse olim quom1 sudumst2 solent,3 ut, ubi usus veniat, contra conserta manu praestringat oculorum aciem in acie4 hostibus. 5 5 Nam ego hanc machaeram mihi consolari volo, ne lamentetur neve animum despondeat, quia se iam pridem feriatam gestitem, quae misera gestit fartem facere6 ex hostibus. Sed ubi Artotrogus hic est? 1. quom: è forma arcaica per la congiunzione cum. 2. sudumst: aferesi, equivale a sudum est ( quando il cielo è sereno ). 3. solent: il soggetto è radii; il verbo servile regge esse. 4. aciem in acie: poliptoto: nota il gioco di parole incentrato sull ambiguità del termine acies, che può signi care acutezza PIRGOPOLIN CE Guarda che il mio scudo luccichi più del sole, quand è estate, che spacca i selci e copre di sudore: se si presenta l occasione, e ciò che da fa a cazzotti voglio che ai miei nemici, sto scudo je cechi l occhi. Sta bajaffa [coltello] è un bel pezzo che sta ferma, se lamenta, voglio riconsolarla, voglio farla contenta: lo sento che je rode, che l ha presa il capriccio de riduce i nemici come tante salsicce. Artotrògo, indò stai? visiva , ma anche campo di battaglia . 5. machaeram: si tratta di una spada greca corta a punta ricurva, diversa dalla spada lunga, detta gladius. 6. fartem facere: la paronomasia e l allitterazione accrescono la comica commiserazione per la spada, costretta a un riposo forzato (feriatam, al v. 7, deriva da feriae, vacanze, feste ). Nota la commi- stione di stili e toni opposti: il frequentativo gest to (v. 7), da gestio (a sua volta frequentativo di gero), ha sapore tragico (si trova, non a caso, in uno dei frammenti delle tragedie di Ennio, il 256 Ribbeck); al contrario, l espressione fartem facere è assai bassa e signi ca letteralmente spappolare , fare a fettine . 147

Tua vivit imago - volume 1
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Età arcaica e repubblicana