Specchi incantati - Le origini della Letteratura

LA POESIA RELIGIOSA DEL DUECENTO Analisi La sofferenza sica come espiazione dei peccati Il componimento, dai toni accesi ed esasperati, esprime un fortissimo desiderio di sofferenza. Iacopone vuole soffrire perché sente di essere un grande peccatore. E il peccato va espiato, anche attraverso il supplizio fisico e morale. questa una concezione della vita etica e spirituale assai lontana dalla luminosa fiducia di Francesco d Assisi verso un Dio buono e misericordioso, pronto ad accogliere il peccatore pentito. In Iacopone c è un sostanziale rifiuto del corpo, che viene considerato come ostacolo alla salvezza dell anima e che dunque va combattuto e mortificato nei modi più crudeli. Una morte poco onorevole Dopo essersi augurato i peggiori malanni fisici, dal v. 39 in poi Iacopone immagina di essere abbandonato da tutti, di essere visitato soltanto dai demòni dell inferno, e giunge persino a immaginare la propria morte, in termini quasi surreali: il suo corpo verrà divorato da un lupo, che lo trasformerà in escrementi deposti tra spini e rovi. Con pesante sarcasmo verso se stesso, l autore afferma che le sue reliquie saranno proprio tali escrementi. Il sarcasmo si coglie al v. 61 nell uso della parola arliquie ( reliquie ), tradizionalmente utilizzata a proposito di parti del corpo dei santi venerate dai fedeli: Iacopone, poiché si reputa un peccatore imperdonabile, crede di meritare un trattamento decisamente molto meno onorevole. Allo stesso modo, dopo la morte egli non compirà miracoli come fanno i santi, ma produrrà in chi si dovesse avvicinare al luogo della sua, diciamo così, sepoltura effetti di allucinazione e vessazione diabolica. Un cristianesimo non del tutto ortodosso Come si è detto, nel componimento di Iacopone è presente una notevole dose di esasperazione, che giunge ai limiti di una visione eterodossa, cioè lontana dal pensiero del cattolicesimo ufficiale. Per la Chiesa qualsiasi peccatore ha diritto al perdono di Dio, quando si sia pentito e abbia confessato i propri peccati. Iacopone, invece, è convinto che non ci sia per lui alcuna possibilità di espiazione (Signor meo, non n è vendetta / tutta la pena ch e aio ditta, vv. 71-72). La visione mistica Va detto, tuttavia, che l atteggiamento del poeta, per essere compreso, deve essere inserito all interno di una dimensione di tipo mistico: l autore cercherebbe cioè l annientamento e l annullamento di sé per avvicinarsi a Dio. Iacopone sviluppa il concetto di disprezzo del mondo , che dava il titolo a un opera, all epoca molto fortunata, scritta verso il 1190 dal futuro papa Innocenzo III (al secolo Lotario dei conti di Segni, pontefice dal 1198 al 1216), il De contemptu mundi. In quel testo che possiamo immaginare Iacopone avesse letto e meditato si sosteneva la necessità della mortificazione di sé per ottenere l amore di Dio. L espressionismo di Iacopone L autore ha scelto dei vocaboli fortemente realistici (per esempio tutti i nomi delle malattie citate), connotando in tal modo il proprio testo in senso espressionistico. In letteratura si parla di espressionismo per indicare non solo il movimento artistico d avanguardia del primo Novecento (questa è la primaria e più restrittiva accezione del termine), ma anche una tendenza, ricorrente nel corso del tempo, verso un esasperazione formale volta a enfatizzare determinati contenuti: il vocabolo è stato utilizzato proprio in tal senso dal critico Gianfranco Contini. In questo testo di Iacopone possiamo allora parlare di espressionismo a proposito dell enfasi posta su alcune parole molto concrete (come quelle che riguardano il corpo umano e le sue molteplici affezioni patologiche) con un effetto di tipo caricaturale, deformante e grottesco. Un autore non ingenuo Quello di Iacopone è un realismo negativo, che insiste sugli aspetti più sgradevoli e abietti della corporeità peraltro corrotta e il registro adottato a tal fine dal poeta è di tipo basso e triviale. Tuttavia possiamo notare due termini, cortesia e villania (posti in posizione 87

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