3 Lo stile

L autore Cesare 3. Lo stile La sintassi L obiettivo principale delle opere di Cesare è l oggettività. Per questo: ricorre alla terza persona e a uno stile asciutto e il più possibile chiaro; i periodi sono costruiti in maniera lineare, con una preferenza per la paratassi e per le subordinate implicite (usa moltissimo l ablativo assoluto e il participio congiunto); le frasi per lo più sono brevi. In generale le scelte stilistiche si conformano alle necessità espressive del singolo episodio che viene narrato, dimostrando una grande elasticità e capacità di adattarsi a diversi stili e toni. Il lessico Dal punto di vista lessicale è evidente una tendenza alla semplificazione: Cesare evita tutti i vocaboli riferibili sia a un registro troppo alto, come arcaismi o termini poetici, sia a uno troppo basso, come i colloquialismi. Inoltre egli non evita le ripetizioni, anzi, per maggiore chiarezza, preferisce utilizzare le stesse parole per non creare fraintendimenti. La lingua di Cesare si caratterizza inoltre, in conseguenza dell argomento, per la notevole frequenza con cui ricorrono i termini tecnici del linguaggio militare. Uno stile essenziale, esempio di classicità Se si confrontano i due commentarii, lo stile del De bello civili risulta più complesso, con una maggiore ricchezza di figure retoriche: è evidente che Cesare, in quest opera, si sente maggiormente coinvolto e cerca una maggiore drammaticità. In generale, però, lo stile chiaro e lineare di Cesare rappresenta uno degli esempi più perfetti della lingua latina classica. PER APPROFONDIRE Le frasi più celebri I biografi antichi (in particolare Svetonio e Plutarco, vissuti entrambi tra il I e il II secolo d.C.) attribuiscono a Cesare diverse frasi che sono diventate proverbiali. Oltre a Quoque tu, Brute, fili mi! (d p. 105), le più celebri sono: veni, vidi, vici ( venni, vidi, vinsi ): secondo Plutarco, nel 47 a.C., dopo la vittoria su Fàrnace II, re del Ponto, Cesare avrebbe inviato a Roma un messaggio contenente queste parole, che sono usate tuttora per indicare un azione rapida, tempestiva ed efficace; una versione diversa dell aneddoto si legge in Svetonio, per il quale le stesse parole sarebbero state fatte scrivere da Cesare su un cartello durante il trionfo celebrato al termine della campagna; alea iacta est ( il dado è stato lanciato ): è la frase che secondo Svetonio Cesare avrebbe pronunciato nel 49 a.C. al momento di attraversare il Rubicone, dando così inizio alla guerra civile (invece per Plutarco le parole sarebbero state il dado sia lanciato ); ancora oggi, soprattutto nella forma il dado è tratto , la frase è usata per indicare che ormai una decisione è stata presa e non si può più tornare indietro. 109

I Saperi Fondamentali di Letteratura latina - volume 1
I Saperi Fondamentali di Letteratura latina - volume 1
Età arcaica e repubblicana