che cosa vedere Il Grande Cretto di Burri a Gibellina
Nel gennaio del 1968 un terribile terremoto scuote la Valle del Belice, nella Sicilia occidentale, provocando più di duecento vittime. Le cittadine più vicine all’epicentro sono totalmente rase al suolo. Una di queste, Gibellina, viene ricostruita a una ventina di chilometri di distanza dal vecchio abitato. Il suo sindaco, Ludovico Corrao, chiama a raccolta molti artisti, affidando loro il compito di fornire con le loro opere un’identità alla nuova Gibellina.
Alberto Burri (▶ p. 478) decide di concentrarsi sul vecchio insediamento della città e di realizzare con le sue macerie un’enorme opera di Land Art. Le macerie del centro storico di Gibellina sono compattate in cumuli (alti circa un metro e settanta) che, fermati con del filo metallico, vengono ricoperti con delle gettate di cemento. Nel compiere questa operazione viene rispettato l’originario tracciato viario della città, tanto che il Cretto è percorribile lungo quelle che erano le strade del paese ormai perduto. Ognuno dei 122 “tasselli” di cemento che lo compongono è come la simbolica tomba di un pezzo di città antica.
Con i suoi 85 000 metri quadrati di estensione, il Grande Cretto è una delle più grandi opere di Land Art che siano mai state realizzate. I lavori, iniziati nel 1984, si concludono soltanto nel 2015, quando Burri ormai è morto, sulla base dei suoi progetti.