Site-Specific e Land Art

SITE-SPECIFIC e LAND ART

In 2 parole
OPERE in dialogo con lo SPAZIO e la NATURA

Al termine degli anni Sessanta del Novecento molti artisti mostrano una nuova sensibilità nei confronti degli spazi in cui le opere vengono collocate. Nascono così la Site-Specific Art, che crea installazioni ambientali pensate per luoghi specifici, e la Land Art, che interviene direttamente sul paesaggio.

Spesso queste opere sono temporanee, perché destinate a scomparire naturalmente o perché vengono smontate.

Le figure nel parco di Abakanowicz

Un esempio di opera site-specific è Katarsis dell’artista Magdalena Abakanowicz (Falenty 1930- Varsavia 2017). Nella campagna toscana, celebre per la regolarità delle sue coltivazioni, l’artista polacca ha disposto in modo altrettanto ordinato 33 “figure” di bronzo: viste da dietro sembrano tutte uguali ma, se osservate attentamente, appaiono una diversa dall’altra. È come se Abakanowicz invitasse l’osservatore a camminare lentamente e a contemplare con calma questa schiera silenziosa e affascinante.

Il molo a spirale di Smithson

Spesso gli artisti di Land Art concepiscono opere destinate a durare un tempo limitato, per questo impiegano materiali come sabbia, sassi, canne, foglie o fiori. La memoria dei lavori della Land Art, quindi, è affidata a schizzi di studio, fotografie e filmati. L’intervento dell’artista può essere di piccole dimensioni, oppure espandersi su aree vaste, modificando fortemente la percezione di spiagge, colline o boschi. Utilizzando rocce di basalto nero e terra appartenente al luogo, l’americano Robert Smithson (New Jersey 1938-Amarillo 1973) ha realizzato Spiral Jetty, una spirale lunga 457 metri e larga 45, che si sviluppa in senso antiorario. Creata in un momento in cui il lago era basso, oggi l’opera non è più visibile perché sommersa dall’acqua. Splendide fotografie documentano la sua poesia, quasi un’ideale disegno astratto sulla superficie del lago.

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Il ponte impacchettato di Christo e Jeanne-Claude

Christo (Gabrovo 1935-New York 2020) e Jeanne-Claude (Casablanca 1935- New York 2009) costituiscono un sodalizio artistico e di vita che ha segnato profondamente la storia dell’arte contemporanea e in particolare quella della Land Art. Con i loro impacchettamenti hanno “nascosto” per brevi periodi monumenti o paesaggi per renderli, paradossalmente, più “visibili”.

Il loro Impacchettamento del Pont Neuf di Parigi è un’opera complessa, realizzata nel 1985 ma frutto di lunghi anni di studi e riflessioni, documentati da disegni e schizzi a partire dal 1975. L’impacchettamento effettivo del ponte, però, avviene in “soli” 30 giorni, ovvero il mese di settembre del 1985 e, una volta eseguito, l’opera ha una durata temporanea: 14 giorni.

Per l’impacchettamento Jeanne-Claude e Christo hanno utilizzato grandi teli di poliammide color sabbia. Il Pont Neuf è il ponte più antico di Parigi e una delle sue architetture simbolo. Solo nel momento in cui è celato alla vista, l’osservatore si accorge della sua “mancanza”, e può così meglio apprezzarne i valori estetici e il significato che ha per la comunità.

InsegnArti - volume B
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Storia dell’arte