Théodore Géricault ed Eugène Delacroix
Théodore GÉRICAULT
Eugène DELACROIX
In 2 parole
Le PASSIONI dell’UOMO, i DRAMMI della STORIA
Géricault e i volti del disagio
Théodore Géricault (Rouen 1791-Parigi 1824) studia a Roma fra il 1816 e il 1817, dove ammira le opere di Michelangelo e Caravaggio. Tornato a Parigi, dipinge il suo capolavoro, La zattera della Medusa (▶ pp. 370-371).
In seguito si interessa allo studio scientifico della follia, ritraendo i volti di uomini e donne affetti da nevrosi nel manicomio della Salpêtrière a Parigi. Le tele, che mostrano tutte un’inquadratura molto ravvicinata, si caratterizzano per i forti contrasti di colore: nel ritratto di Uomo squilibrato, per esempio, il bianco del colletto e della cravatta spicca sui toni scuri della composizione facendo risaltare il viso emaciato e lo sguardo perso dell’uomo. Con questi intensi ritratti Géricault conduce un’osservazione acuta e dolorosa sul disagio della condizione umana.
Delacroix e il dramma senza tempo
Amico di scrittori e poeti, Eugène Delacroix (Charenton-Saint-Maurice 1798-Parigi 1863) viaggia in Spagna, Marocco, Belgio e Germania. Avendo posato per Géricault per la Zattera della Medusa, ha ben presente l’opera dell’amico quando dipinge Dante e Virgilio all’Inferno su un’imbarcazione circondata da dannati: la luce livida evidenzia la monumentalità michelangiolesca dei corpi, dipinti con una pennellata veloce. Non c’è differenza tra un dramma attuale, “moderno”, come quello del naufragio della nave Medusa (▶ pp. 370-371), e quello letterario dell’Inferno dantesco. Per Géricault e Delacroix il dramma è senza tempo.
InsegnArti - volume B
Storia dell’arte