La pittura fiamminga

La pittura FIAMMINGA

In 2 parole
LUCENTEZZA e ricchezza di DETTAGLI grazie all’uso dei COLORI A OLIO

L’aggettivo “fiammingo” significa “delle Fiandre”, una vasta regione tra Belgio e Olanda florida di attività artigianali e commerci, e per questo in contatto con tutto il resto d’Europa.
Tra il XIV e il XV secolo, nelle Fiandre si assiste a “un altro Rinascimento”, parallelo a quello che si sta affermando in Italia. Pittori come Rogier van der Weyden e Jan van Eyck compiono alcuni passi fondamentali verso una rappresentazione più realistica della figura umana, del paesaggio e degli ambienti, staccandosi, come gli artisti italiani, dal Gotico internazionale.
Rispetto alla maniera italiana, la pittura fiamminga si caratterizza per:
  • l’uso dei colori a olio, anziché a tempera, che permette di ottenere effetti di trasparenza e lucentezzal’olio, infatti, che sostituisce l’albume dell’uovo come legante per i pigmenti, riesce a “trattenere” la luce; inoltre, asciugandosi più lentamente, lascia il tempo al pittore di realizzare con precisione i dettagli;
  • la rappresentazione dello spazio reale non tramite la prospettiva lineare, bensì con la luce, che definisce i dettagli, sfuma le cose in lontananza e unifica gli ambienti.

UN RITRATTO DI DAMA
Una delle innovazioni della pittura fiamminga è l’uso di raffigurare i soggetti di tre quarti, ottenendo – rispetto alla visione frontale o di profilo – una maggiore naturalezza grazie all’effetto di profondità che scaturisce dalla posizione.
Nel Ritratto di giovane donna, di Rogier van der Weyden (Tournai, Belgio 1399-Bruxelles 1464), il volto è posto in grande risalto grazie anche alla luce che proviene lateralmente e al fondo neutro e scuro.
Si tratta probabilmente di una dama della corte del duca di Borgogna, Filippo il Buono, protettore dell’artista.

InsegnArti - volume B
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Storia dell’arte