Coetaneo e concittadino di Masaccio, Paolo di Dono (detto Uccello per la sua abilità nel raffigurare gli animali) rappresenta il momento di passaggio tra il Tardogotico e il nuovo linguaggio pittorico rinascimentale. Nelle sue composizioni convivono l’atmosfera fiabesca e irreale di una miniatura medievale e la ricerca di una profondità prospettica “moderna”.
Negli anni della maturità Paolo Uccello lavora a Venezia, con i mosaicisti della Basilica di San Marco, e in seguito a Bologna, Padova e Urbino. Per ottenere commissioni e protezione presso i Signori delle corti gli artisti erano costretti a viaggiare: ciò ha contribuito alla diffusione di stili, idee e tecniche, ma è stato anche uno dei motivi di preclusione all’arte per tutte le donne.
Così testimonia la scelta di Antonia Doni, figlia di Paolo Uccello, che per esercitare il mestiere di pittrice si fa suora e grazie alle numerose commissioni dell’ordine religioso riesce a lavorare con una libertà altrimenti impossibile.