Cimabue

CIMABUE

Cenni di Pepo
Firenze 1240-Pisa 1302

In 2 parole
TRIDIMENSIONALITÀ e NATURALEZZA delle figure

Cimabue è il primo pittore italiano ad allontanarsi dalla tradizione bizantina. Nelle sue opere rappresenta i volumi e i sentimenti dei personaggi: le figure acquistano corpo ed esprimono emozioni umane, come la sofferenza e la tenerezza. Della sua vita si sa pochissimo, ma è considerato il fondatore della tradizione pittorica fiorentina. Secondo una leggenda, scoprì il talento di Giotto e fu il suo maestro: il loro stile sarà un punto di riferimento per tutti gli artisti del Trecento.

La riscoperta dell’anatomia

Il Crocifisso di Cimabue permette di comprendere l’inizio della rivoluzione pittorica che porterà alla nascita della pittura gotica italiana: anche se le braccia e gli addominali di Cristo sono raffigurati ancora come in un’opera bizantina, si nota una maggiore attenzione alla rappresentazione del corpo, anche nei suoi dettagli più grotteschi, come il torace dilatato dallo sforzo. Cimabue introduce qui un accenno di volume nei corpi e nei panneggi tracciando con la punta del pennello righe scure molto sottili, parallele e concentriche, più dense nelle zone scure e più rade nelle zone chiare del corpo.

Volume, profondità e naturalezza

La Madonna in trono con il Bambino, circondata dagli angeli, è una composizione tipica dell’arte medievale, chiamata “Maestà”.

Nella Maestà di Santa Trinita di Cimabue il trono poggia su tre nicchie da cui si affacciano quattro profeti che con la loro presenza indicano il legame di continuità tra il Vecchio e il Nuovo Testamento. Tutti i personaggi si staccano con decisione dal fondo dorato e sembrano dotati di un vero corpo: i piedi della Vergine, per esempio, poggiano con naturalezza su due diversi gradini.

Anche il trono è una vera struttura tridimensionale, attorno alla quale si dispongono gli angeli: grazie alla loro posizione a semicerchio il pittore riesce a dare il senso della profondità.

InsegnArti - volume B
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Storia dell’arte