I Saperi Fondamentali di Letteratura italiana - volume 1

Il Trecento quindi non poteva più darle, scoppiò in un pianto così dirotto che non riusciva a parlare. Monna Giovanna sulle prime pensò che piangesse per sulle prime, all inizio il dolore di separarsi dal falcone e stava per dirgli che non lo voleva più. Ma si trattenne e decise di aspettare che si calmasse. Quando fu in grado di parlare, Federigo le disse: «Tutte le mie passate disgrazie sono niente rispetto a quello che mi capita oggi, per cui non avrò mai più pace e sempre maledirò la mia sorte. Quando la mia casa era ricca, voi non vi degnaste di venirci. Ci venite ora che è povera e mi chiedete un piccolo dono. E la sorte fa in modo che io non ve lo possa dare . E raccontò alla donna come, non avendo altro da offrirle per il pranzo, avesse ucciso e fatto cucinare per lei proprio il falcone. E per dare maggior credito alle sue parole, credito, credibilità le fece gettare davanti le penne, le zampe e il becco dell uccello. Viste e udite tali cose, monna Giovanna lo rimproverò perché aveva ucciso un falcone di tale valore per dare da mangiare a una donna. Ma insieme lo elogiò per la sua grandezza d animo, che la miseria non era riuscita a fiaccare. Però il falcone fiaccare, far sparire non lo poteva più avere. Piena di malinconia e preoccupata per la salute del figlio, la donna se ne tornò a casa. Il fanciullo, vuoi per la tristezza di non aver avuto il falcone, vuoi per la malattia, dopo pochi giorni, con grandissimo dolore della madre, morì. Monna Giovanna lo pianse a lungo e amaramente. Ma i suoi fratelli, poiché era ancora giovane e adesso ricchissima, dopo qualche tempo cominciarono a fare pressioni per convincerla a risposarsi. 53

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Dalle origini al Cinquecento