I Saperi Fondamentali di Letteratura italiana - volume 1

Le origini e il Duecento LE INTERPRETAZIONI Interpretazione morale Secondo questa interpretazione la Divina Commedia vuole mostrare come l umanità sia sempre più corrotta e solo grazie alla ragione (rappresentata da Virgilio) può fare un percorso (rappresentato dall attraversamento dell Inferno) per ritrovare la giusta via. A quel punto l'uomo dovrà pentirsi e rimediare (passaggio in Purgatorio), ma è la Grazia divina (rappresentata da Beatrice) l unica a poter salvare l umanità. Interpretazione politica Secondo questa interpretazione l umanità è caduta nel disordine civile e non riesce a uscirne. Per salvarsi il mondo ha bisogno di due guide: STUDIO ATTIVO I personaggi che compaiono nella Divina Commedia sono personaggi realmente esistiti, ma anche quella pratica di un imperatore (Virgilio); quella spirituale di un Papa (Beatrice). Nella Divina Commedia, ogni personaggio è dei vizi e delle virtù umane. un personaggio storico, ma anche un simbolo. Per esempio Virgilio è il poeta autore dell Eneide ma è anche l allegoria della ragione. In questo modo Dante racconta e giudica numerosi personaggi del mondo classico, della mitologia, della religione e della contemporaneità. LA LINGUA DELLA DIVINA COMMEDIA La Divina Commedia ha creato le basi della lingua italiana e ha permesso al volgare di sostituire il latino. Infatti il 90% del lessico che oggi usiamo comunemente ALLEGORIA è una figura retorica con cui si rappresenta un concetto astratto attraverso un immagine concreta. Ad esempio: la giustizia viene raffigurata da una donna che tiene in una mano una bilancia (simbolo di equità) e nell altra una spada (la punizione). è già presente nell opera dantesca. Questo è possibile grazie alla mescolanza di stili della Divina Commedia, composta sia da forme dialettali, parole basse e oscene (soprattutto nell Inferno), sia da parole erudite. 33

I Saperi Fondamentali di Letteratura italiana - volume 1
I Saperi Fondamentali di Letteratura italiana - volume 1
Dalle origini al Cinquecento