La letteratura medicea

unità 3 • UMANESIMO E RINASCIMENTO

      LA LETTERATURA MEDICEA

I temi

La famiglia de’ Medici controlla Firenze dal 1434.

Lorenzo de’ Medici, che sale al potere nel 1469, è un grande ▶ mecenate e ospita alla sua corte molti grandi artisti.
Per soddisfare le esigenze di intrattenimento della corte e il gusto per le espressioni artistiche raffinate, la letteratura medicea produce poesie eleganti e componimenti comici o parodie.


La letteratura medicea esalta la figura femminile.

La donna è ammirata nel suo aspetto sia sensuale sia spirituale, perché l’uomo quattrocentesco è diviso tra i sentimenti idealizzati e la ricerca del piacere. (Pagine di realtà, p. 102)


Le opere di Lorenzo de’ Medici e di Poliziano sono un esempio di questa duplicità. Nelle loro poesie la felicità è sempre accompagnata dalla malinconia.
Ne sono un esempio i famosissimi versi di Lorenzo de’ Medici, tratti dalla Canzone di Bacco:


Quant’è bella giovinezza,

che si fugge tuttavia!

Chi vuol esser lieto sia:

di doman non c’è certezza.


In questo componimento poetico, infatti, la celebrazione della bellezza della giovinezza è accompagnata dalla malinconia per il trascorrere del tempo e per l’incertezza del futuro.

Gli autori

Lorenzo de’ Medici

Lorenzo (1449-1492) fa di Firenze il centro della cultura umanistica. La sua produzione letteraria tratta temi e generi molto diversi ed è influenzata dalla tradizione classica e volgare.

Tuttavia per Lorenzo la scrittura è solo un modo per evadere dagli impegni politici.

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Angelo Poliziano

Poliziano (1454-1494) entra al servizio di Lorenzo de Medici nel 1473 e diventa il poeta simbolo dell’Umanesimo.

Oltre a tradurre testi greci e latini, scrive opere in latino, sia in versi sia in prosa.


Poliziano inizia la composizione del poemetto le Stanze pensandolo come opera celebrativa della vittoria di Giuliano de’ Medici (fratello di Lorenzo) in un torneo cavalleresco. A seguito della morte di Giuliano, Poliziano fa diventare le Stanze un poema allegorico, ambientato in un mondo irreale. Per Poliziano, infatti, la letteratura deve educare al bello, quindi non può rappresentare il reale.


La Fabula di Orfeo è la prima opera teatrale in volgare di argomento ▶ profano. Il testo racconta di Orfeo che scende negli Inferi per riportare in vita la moglie Euridice.

      IL POEMA CAVALLERESCO

I cantari: le storie in versi di carlo magno e di re artÙ

Dalla seconda metà del Trecento, le storie di Carlo Magno e di re Artù vengono rielaborate in chiave popolare e recitate per strada nella forma dei cantari.


I cantari sono narrazioni in versi con strofe formate da otto versi (▶ ottave) endecasillabi e sono accompagnate dalla musica. Le trame sono semplici e ripetitive e trasformano i cavalieri in personaggi molto più umani e li inseriscono in vicende spesso comiche o fantastiche.

Dai cantari ai pupi

Nonostante lo diffusione dei testi scritti, la tradizione del racconto orale non è mai scomparsa.
Nel Medioevo i giullari girano i paesi e spesso sono accolti alle corti. In seguito i cantastorie portano in giro le storie di Carlo Magno, Orlando, Rinaldo e Angelica, che diventano così personaggi popolari.
Le loro gesta vengono raccontate ancora oggi, soprattutto in Sicilia con la rappresentazione delle marionette chiamata il “teatro dei pupi”.

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le opere epiche e gli autori

I cantari poi si diffondono anche nelle corti signorili, grazie a una nuova generazione di poeti colti, che adatta il genere cavalleresco ai gusti di un pubblico raffinato, componendo un nuovo tipo di opere epiche.

Luigi Pulci

Pulci (1432-1484) fa parte della cerchia di Lorenzo de’ Medici e rappresenta la cultura popolaresca toscana.
La sua opera più famosa è il Morgante, pubblicata nel 1478. È una ▶ parodia del mondo cavalleresco.
La sua comicità si basa sull’assurdità delle vicende raccontate e sul carattere eccessivo e irrazionale dei personaggi.

Il poema, scritto in ottave, racconta la storia del gigante Morgante, che accompagna Orlando nelle sue avventure. Il linguaggio, caricaturale e pieno di  iperboli, mescola aspetti colti ed elementi popolareschi.

Matteo Maria Boiardo

Boiardo (1441-1494) lavora presso la corte estense di Ferrara.

L’opera più conosciuta di Boiardo è L’innamoramento di Orlando che poi prenderà il titolo di Orlando innamorato.

Si tratta di un poema incompiuto che si ispira alla tradizione dei romanzi cavallereschi.
L’autore però si distacca dagli antichi poemi cavallereschi perché mette in primo piano il tema dell’amore ed elimina gli elementi etici e religiosi. Boiardo mescola argomenti del ciclo carolingio (come la guerra tra musulmani e cristiani), con elementi del ciclo bretone (l’amore e la magia).

Anche lo stile è il risultato della fusione tra piano colto (la metrica in ottave) e piano popolare (sintassi semplice e lessico del parlato).

Ludovico Ariosto

È l’autore dell’Orlando furioso, il famosissimo poema cavalleresco, seguito dell’Orlando innamorato di Boiardo che aveva avuto un grande successo.

I Saperi Fondamentali di Letteratura italiana - volume 1
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Dalle origini al Cinquecento