Percorsi di educazione civica

Il filosofo e sociologo tedesco Max Weber (18641920), in Economia e società, scrive che «il potere è la possibilità che un individuo, agendo nell ambito di una relazione sociale, faccia valere la propria volontà anche di fronte a un opposizione . Naturalmente questa attestazione della propria volontà può essere concretizzata in molti modi, con la forza ma anche con la persuasione o il consenso. Ma allora che cosa distingue il potere di un capo bandito sui suoi uomini da quello del governo di uno Stato sui propri cittadini? Quello dello Stato è un potere politico, quello di un bandito no. Il potere dello Stato ha la pretesa di applicarsi a tutti e la capacità di far valere questa applicazione, riuscendo a farsi riconoscere da tutti come il potere al quale si deve obbedire. Il filosofo francese Raymond C.F. Aron (190583) afferma che il potere politico rappresenta la consegna a uno o ad alcuni della capacità (riconosciuta legittima) di stabilire regole per tutti, di imporre a tutti il rispetto di queste regole o in conclusione di prendere decisioni obbligatorie [ ] per tutti. Vale la pena di sottolineare tre elementi che emergono con chiarezza dalla definizione di Aron. Innanzitutto, il potere politico è pubblico, ossia stabilisce regole per tutti; non è esercitato in una relazione fra individui, come fra il genitore e il figlio, ma fra chi detiene il potere e l intera collettività. Secondo, questo potere è legittimo, ovvero si ritiene che esso agisca correttamente nell imporre decisioni valide per tutti. Terzo, le decisioni imposte dal potere politico sono vincolanti: a esse cioè è imposto di obbedire. Contro i trasgressori il potere politico può usare la forza ed è il solo a poterlo fare, poiché gli è riconosciuto il monopolio dell uso legittimo della forza. Possiamo a questo punto chiederci su quali principi il potere afferma il suo primato. Storicamente, il potere politico ha giustificato se stesso in vari modi: nell epoca antica e medievale affermava la propria derivazione dalla sfera del divino, mentre nel corso dell età moderna si è gradualmente imposto il principio del consenso, secondo il quale un potere è legittimo se ha il consenso di coloro sui quali si estende. Quest ultima forma di legittimazione è quella usata oggigiorno dalla stragrande maggioranza degli Stati. La legittimazione del potere attraverso il consenso dei governati non è comunque un invenzione dell età contemporanea. Nel tardo Medioevo, questo concetto era stato espresso con forza dal filosofo Marsilio da Padova (12751342) nell opera Defensor pacis (Il difensore della pace, 1324). Alla fine del XII secolo Manegoldo del Tettuccio fu nominato podestà di Genova nel tentativo di arginare le lotte fra le famiglie patrizie. L immagine, una miniatura tratta da una cronaca locale, mostra il podestà che ordina la distruzione della casa di un nobile, Folco del Castello: il magistrato ricorse all uso della forza legale per bloccare le violenze dei privati . LO STATO DI DIRITTO Ma per quale motivo un potere dotato di forza sufficiente da imporsi a tutti dovrebbe porsi dei limiti? Che cosa gli impedisce di essere assoluto (dal latino ab solutum, ossia sciolto da , libero da limiti o vincoli)? In effetti, nel corso della storia il potere ha sempre cercato di imporsi come assoluto, solo che in alcuni contesti esso ha trovato seri ostacoli. Una resistenza questa ben visibile nelle vicende europee, dalla concessione della Magna Charta inglese (1215) alla lotta fra ceti e sovrani nel corso della prima Età moderna, e che ha condotto alla situazione odierna: poteri statali limitati, il cui obiettivo deve essere unicamente quello di tutelare i diritti e le libertà dei cittadini. Significativamente, questo tipo di Stato nella tradizione giuridica tedesca è stato denominato Rechtsstaat, ossia Stato di diritto : uno Stato cioè in cui il valore supremo è attribuito alla legge, capace di vincolare anche il potere politico. Perché si possa parlare di Stato di diritto , devono realizzarsi le seguenti caratteristiche: 7

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Storia Triennio