LE OPERE
Le opere minori Nel 1545 pubblica delle Rime in volgare: si tratta di liriche d’amore che hanno per modello Petrarca, con l’influsso dei poeti latini Catullo, Orazio, Ovidio e Virgilio. All’interno della raccolta Ariosto propone una nuova visione dell’amore: la bellezza femminile non è per lui una realtà statica, oggetto di contemplazione da parte del poeta-amante, ma fonte di un’esperienza passionale e in continuo divenire. Dall’ ▶ amore infatti scaturisce quella forza irrazionale che, nell’Orlando furioso, porterà il protagonista alla ▶ follia.
Ariosto è anche autore di più di 70 poesie in latino e 5 commedie in endecasillabi sciolti: La Cassaria (1508); I Suppositi (1509); Il Negromante (1520); La Lena (1528); I Studenti (rimasta interrotta). Ci sono rimaste anche 214 sue lettere, che aprono squarci sulla sua vita privata, e l’Erbolato, una caricatura dei medici del tempo.
Satire Tra il 1517 e il 1524 Ariosto scrive le Satire, 7 componimenti in terza rima dedicati a parenti e amici. In esse Ariosto riprende gli schemi delle commedie latine di Plauto, adattandone gli intrecci a situazioni contemporanee. Il contenuto, autobiografico e concreto, indaga uno dei temi fondamentali dell’autore: il dissidio fra la vita di corte e l’aspirazione alla libertà creativa. Ludovico disprezza gli intrighi e le invidie della corte di Ferrara e aspira a una letteratura come attività esercitata in autonomia, non più sottoposta alle esigenze dei potenti. Egli persegue l’ideale di un’esistenza tranquilla e libera dai bisogni materiali, che gli permetta di dedicarsi alla famiglia, alla lettura e alla scrittura.
Orlando furioso È un poema in ottave di endecasillabi che Ariosto inizia a comporre dal 1504-1506 e di cui possediamo tre redazioni: del 1516, in padano illustre; del 1521, in una lingua toscaneggiante; del 1532, definitiva, in 46 canti, in fiorentino illustre. Ariosto riprende a raccontare la vicenda di Orlando da dove Boiardo l’aveva interrotta e, come lui, fonde insieme materia carolingia e materia bretone.
Le storie si sviluppano in vicende parallele tenute insieme da tre principali nuclei narrativi: militare, con le vicende di guerre dei paladini di Carlo Magno contro i Mori; amoroso, con al centro l’inseguimento di Angelica da parte dei paladini – più di tutti Rinaldo e Orlando – che se ne innamorano a prima vista; encomiastico, con l’unione di Ruggiero e Bradamante che darà origine alla dinastia estense. La tecnica dell’ ▶ entrelacement consente di tenere insieme i diversi filoni del poema attraverso l’interruzione della narrazione (generando suspense e tensione) e la successiva ripresa del racconto. Ariosto domina la materia del poema attraverso la voce del narratore onnisciente che intreccia i destini dei personaggi costruendo un ordine fantastico.
Il viaggio ininterrotto dei paladini, che non giunge mai alla meta, è animato dall’amore per Angelica: la donna non è quindi fonte di perfezionamento morale ma oggetto del desiderio, inseguito e mai raggiunto. I luoghi del poema sono reali (Parigi, Arles) e fantastici (il castello di Atlante, l’isola di Alcina); la selva, dove si smarriscono i desideri e le aspirazioni degli uomini, è una metafora del caos della realtà umana in cui è difficile orientarsi.
La concezione laica della ▶ fortuna dà origine, sul piano narrativo, a una serie di situazioni e avventure che coinvolgono i paladini di Ariosto: essi incarnano la crisi dei valori cavallereschi e le loro innumerevoli peripezie riflettono la crisi della società rinascimentale e la crescente sfiducia nei valori umanistici dell’armonia e della razionalità.
Presente è anche il tema della meraviglia: l’elemento magico viene spesso utilizzato come espediente narrativo per determinare un punto di svolta nella trama.
L’ottava di Ariosto, definita “ottava d’oro”, raggiunge un livello di autentica perfezione mediante la corrispondenza tra piano metrico e quello sintattico. Sul piano linguistico l’opera è caratterizzata da un lessico variegato in cui vocaboli classici si fondono a espressioni popolari.