A giudizio di diversi critici il più emblematico evento teatrale intorno al 1968 – il famoso anno della contestazione giovanile e studentesca – è stato l’Orlando furioso diretto da Luca Ronconi (1933-2015).
Ciò per diverse ragioni. Innanzitutto perché sino ad allora nessuno aveva mai osato ridurre per la scena il poema di Ariosto: la rielaborazione del testo per lo spettacolo di Ronconi da parte di Edoardo Sanguineti (1930-2010), fondatore del Gruppo ’63 (un movimento che aveva segnato un clamoroso punto di rottura con le nostre istituzioni letterarie), lascia intatto l’originale, limitandosi a trasporre alcuni versi dalla prima alla terza persona. E poi perché il testo viene rappresentato in maniera totalmente rivoluzionaria, attraverso una formula consistente nella simultaneità delle azioni compiute da quarantacinque attori e da una cinquantina di macchine mobili che si spostano non su un normale palcoscenico, ma in uno spazio volta per volta appositamente scelto.