GLI SPUNTI DELLA CRITICA - Giorgio Padoan - Boccaccio e il mondo mercantile

GLI SPUNTI DELLA CRITICA

Giorgio Padoan

Boccaccio e il mondo mercantile

Nella sua opera letteraria, e in particolare nel suo capolavoro, il Decameron, Boccaccio mostra di aderire ai valori della società borghese. Ma non si tratta di un’adesione incondizionata: come scrive Giorgio Padoan (1933-1999), l’autore sottolinea le conseguenze negative che una cieca obbedienza all’ideologia mercantile può determinare sulla vita e sulle relazioni tra gli uomini.

La realtà economica di Firenze erano i traffici del mondo mercantesco, delle banche e degli affari, i mercanti che dominavano gli empori di tutta Europa. […] Quei mercanti, che erano disprezzati da Dante ed ignorati dal Petrarca, sono assunti come protagonisti di non poche novelle, con una intima adesione – al di là dei giudizi sui singoli personaggi – al nuovo costume e alle nuove concezioni fatte trionfare dalla borghesia mercantile, quale non si riscontrerà più nella nostra letteratura. Questo non significa ovviamente che i singoli mercanti siano necessariamente esaltati, né che vi sia consapevole partecipazione dell’autore alle sorti di questa classe, ma piuttosto che la borghesia mercantile diviene essa la protagonista principale del Decameron, ideologicamente, più ancora che nei personaggi e nei temi: ed è questo un fatto di per sé di eccezionale interesse. Nella glorificazione dell’intelligenza umana il Boccaccio mostra infatti aperta adesione alla nuova visione del mondo e della società maturata nell’ambiente borghese e mercantile; non solo, ma frequenti riflessioni di personaggi decameroniani sono chiaramente rapportabili alla «mentalità economica», al concetto economico dell’utile […].

Questa adesione del Boccaccio è però limitata in parte dalle sue vive simpatie per il mondo aristocratico e cortese e, ancor più, dal fatto che, quando egli scrive, assistiamo al tramonto della grande età dei mercanti fiorentini: alla ricerca appassionata di nuovi mercati da aggiungere al grande impero economico già conquistato subentrava ormai la pigra cautela, il momento della conservazione e quindi dell’inevitabile declino, economico, politico, ideologico. […]

Da questa precisa situazione e dalla sua particolare sensibilità morale deriva al Boccaccio il ripensamento sulle tragiche conseguenze della ferrea obbedienza alla «ragion di mercatura», cui tutto, moralità ed affetti, doveva essere, nel caso, sacrificato […]. Il Boccaccio, che sente in pieno – anche se non con chiara consapevolezza critica – e in gran parte accoglie la nuova elaborazione ideologica che la struttura della società comunale ha imposto e il soffio di potente modernità che si sprigiona da quella nuova classe dirigente fiorentina, non si lascia però andare ad adesioni incondizionate, ad esaltazioni o a giustificazioni: egli assume come personaggi questi mercanti che viaggiano da un punto all’altro della terra, ne descrive avventure, mentalità, e mostra anche come la «ragion di mercatura» spinta alle estreme conseguenze finisca con il riconoscere tra uomo e uomo un solo rapporto, quello del nudo interesse, dal momento che il calcolo egoistico spegne i timori della religiosità, soffoca l’entusiasmo cavalleresco, la liberalità e perfino i sacri vincoli degli affetti familiari.


(Giorgio Padoan, Il Boccaccio, le Muse, il Parnaso e l’Arno, Olschki, Firenze 1976)

COMPRENDERE IL PENSIERO CRITICO

1 Quale aspetto dell’uomo borghese viene esaltato da Boccaccio?


2 La cautela di Boccaccio rispetto all’abbracciare senza riserve i valori mercantili viene ricondotta dal critico anche a un preciso fenomeno sociale. Quale?


3 Perché la mentalità borghese viene sottoposta da Boccaccio a un ripensamento critico?

Classe di letteratura - volume 1
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Dalle origini al Cinquecento