Trionfi

Trionfi

I modelli dell’opera Oltre al Canzoniere, Petrarca scrisse un’altra opera in lingua volgare, di vasto respiro e di grandi ambizioni, i Trionfi. Composti a partire dal 1356 ma destinati a rimanere incompiuti, i Trionfi sono un poema allegorico diviso in 6 parti. Il titolo richiama le antiche cerimonie con le quali, a Roma, veniva celebrato il generale vittorioso, accompagnato fino al Campidoglio da un corteo comprendente i suoi soldati, i prigionieri e il bottino di guerra. Petrarca si rifà alla Commedia dantesca, come dimostrano la scelta dello schema metrico, le terzine di endecasillabi a rima incatenata, e il contenuto stesso: l’autore infatti descrive alcune visioni, che egli stesso ebbe, in cui si trova accompagnato da una guida non meglio precisata (alcuni critici ipotizzano che possa trattarsi proprio di Dante) e incontra illustri defunti di ogni epoca. Un altro modello è inoltre costituito da un poema in terza rima scritto da Boccaccio, l’Amorosa visione (1342-1343), di cui Petrarca riprende in particolare la dimensione onirica.

La struttura Nel primo testo, Triumphus Cupidinis (Trionfo dell’Amore), all’alba di un giorno di aprile a Valchiusa (il mese è un chiaro riferimento all’esperienza amorosa dell’autore, giacché proprio in aprile è avvenuto il suo primo incontro con Laura), a Francesco appare in sogno Amore che, come un imperatore romano, guida uno splendido carro trionfale seguito da una schiera di amanti famosi. Uno di loro si offre di essere sua guida e gli indica i nomi di quelle anime vinte. Una giovinetta, Laura, «pura assai più che candida colomba», conquista il poeta.

Nel Triumphus Pudicitiae (Trionfo della Pudicizia), Laura, che inizialmente sembrava una ministra d’Amore, assale e vince lo stesso Amore. Essa lo sconfigge grazie alla sua virtù.

Nel terzo testo, Triumphus Mortis (Trionfo della Morte), mentre torna lieta della vittoria, Laura è assalita dalla Morte. In sogno la fanciulla appare al poeta per rassicurarlo sulla sua beatitudine. Gli confida anche di averlo amato, ma di aver tenuto segreto il proprio sentimento per la salvezza spirituale di entrambi.

Nel Triumphus Famae (Trionfo della Fama), a sconfiggere la Morte giunge la Fama, seguita da tre gruppi di uomini che si sono coperti di gloria: gli antichi romani, i personaggi antichi non romani e quelli medievali. Seguono gli eroi dell’intelligenza.

Negli ultimi due trionfi, Triumphus Temporis (Trionfo del Tempo) e Triumphus Eternitatis (Trionfo dell’Eternità), i valori umani dell’amore e della gloria cedono il passo alla riflessione filosofica. Il Tempo che distrugge la Fama viene assorbito e annullato a sua volta dal concetto di Eternità. Petrarca contempla qui la bellezza di anime «ne l’età più fiorita e verde» e, più bella di tutte, Laura.

La freddezza dell’allegoria Nonostante l’apprezzabile eleganza dei versi, i Trionfi risultano un’opera piuttosto lontana dal nostro gusto, fortemente condizionata da una fredda impostazione allegorica. All’epoca della composizione l’opera riscuote tuttavia un grande successo poiché si conforma alle tendenze simboliche, moralistiche ed erudite caratteristiche del tempo: in quei lunghissimi elenchi di personaggi famosi si ammirava infatti la dotta ingegnosità del poeta.

Classe di letteratura - volume 1
Classe di letteratura - volume 1
Dalle origini al Cinquecento