I SAPERI FONDAMENTALI

I SAPERI FONDAMENTALI

LA SINTESI

La vita

Dante Alighieri nasce a Firenze nel 1265. A diciotto anni inizia a scrivere poesie dedicate a  Beatrice, identificabile con Bice di Folco Portinari, morta nel 1290, e partecipa al movimento stilnovista. Nel 1285 sposa Gemma Donati, da cui avrà tre figli. Nel 1289 prende parte alla battaglia di Campaldino, contro i ghibellini di Arezzo e, fra il 1295 e il 1304, partecipa attivamente alla realtà politica di Firenze, sconvolta dalla rivalità fra guelfi bianchi e guelfi neri. Nel 1300 Dante viene eletto priore e nel 1301 si schiera con i guelfi bianchi. Nello stesso anno è a Roma presso il papa per sostenere l’autonomia di Firenze contro Carlo di Valois, il quale al suo arrivo in Italia consegna il governo del Comune ai guelfi neri. Tornando da Roma, Dante apprende di essere stato condannato all’esilio per due anni, e successivamente viene condannato a morte e alla confisca dei beni. Da questo momento Dante si sposta di continuo per le corti dell’Italia settentrionale. Dal 1313 al 1318-1320 è a Verona presso Cangrande della Scala, quindi a Ravenna, dove termina il Paradiso. Al ritorno da un’ambasceria a Venezia, muore a Ravenna nel 1321.

Le opere

Vita nuova È una raccolta di rime composte per Beatrice, accompagnate da brani in prosa (prosimetro). Un primo significato di “vita nuova” è quello di giovinezza (interpretazione cronologica); secondo altre interpretazioni si tratterebbe della “vita rinnovata” dall’amore. La cronistoria dell’amore per Beatrice è al tempo stesso un racconto simbolico, che vuole spiegare come l’amore non sia più solo esperienza privata, ma uno strumento di perfezionamento morale di sé. Attraverso la lode di Beatrice il poeta conosce un rinnovamento spirituale, che lo porta a una poesia più alta (che si concretizzerà nella Commedia).


Rime La raccolta delle Rime contiene i componimenti poetici giovanili non entrati nella Vita nuova e alcune liriche del periodo dell’esilio, con temi e toni molto diversi tra loro. Troviamo i componimenti legati allo Stilnovo; testi alla maniera di Guittone d’Arezzo; altri di contenuto dottrinale e allegorico; il gruppo delle cosiddette “rime petrose”, scritte forse intorno al 1295. Dello stesso periodo sono i sonetti della tenzone con l’amico Forese Donati.


Convivio È un’opera enciclopedica e dottrinale in volgare, rimasta incompiuta. L’intento di Dante è quello di celebrare la conoscenza. La sapienza è vista come la massima aspirazione dell’uomo, e la nobiltà è legata alle qualità intellettuali e morali e non ai nobili natali. Nel Convivio Dante sostiene la necessità dell’impero universale al fine di garantire all’umanità ordine e pace duraturi.


De vulgari eloquentia È un trattato in latino, incompiuto. Tratta dell’origine del linguaggio e degli idiomi derivati dal latino: soprattutto il provenzale (lingua d’oc), il francese (lingua d’oïl) e l’italiano (lingua del sì). L’ideale linguistico che Dante vi espone è quello di un  «volgare illustre», un idioma comune che superi i dialetti regionali e sia adatto alla produzione letteraria. È illustrata anche la distinzione tra stile tragico (per i temi elevati), comico (per i contenuti quotidiani) ed elegiaco (per argomenti malinconici).


De monarchia È un trattato in latino che affronta il tema dei rapporti tra i due poteri assoluti dell’epoca medievale, l’Impero e il Papato, sostenendone la reciproca indipendenza (metafora dei  «due soli»). L’opera mira a formare a indottrinare la classe dirigente al fine di rinnovare la società e abbattere la corruzione.


Divina Commedia Dante compone la Divina Commedia dal 1306-1307 fino alla morte. Il poema è diviso in 3 cantiche, che descrivono il viaggio nei tre regni ultraterreni cui sono destinate le anime degli uomini: l’Inferno ospita i dannati per l’eternità; il Purgatorio è un luogo di passaggio in cui le anime scontano i peccati commessi, fino a purificarsi per ascendere al Paradiso, cui hanno accesso diretto le anime di coloro che sono morti in grazia di Dio. Qui si gode per sempre di una beatitudine che consiste nella contemplazione di Dio. Virgilio lo accompagna per i primi due regni, Beatrice per l’ultimo.

In una lettura allegorica, si può interpretare la Divina Commedia in chiave morale: l’umanità è smarrita nel peccato (la «selva oscura») e deve fare appello alla  ragione (Virgilio) e con il suo aiuto condurre un esame di coscienza (l’attraversamento dell’Inferno) e quindi pentirsi, espiando (il passaggio nel Purgatorio); ma l’umanità non potrà essere salva senza la  grazia divina (Beatrice).

Un’altra chiave di lettura è quella politica: l’umanità è smarrita nel disordine civile e non riesce a uscirne; per salvarsi ha bisogno di due guide, quella pratica di un imperatore (Virgilio) e quella spirituale del papa (Beatrice).

Erich Auerbach propone invece una lettura definita figurale: la figura è un tipo particolare di allegoria, che presuppone la verità storica dell’elemento utilizzato per rimandare a qualcos’altro, mentre nell’allegoria il primo elemento serve solo a richiamare il secondo. Nella Commedia ogni accadimento può essere figura di un accadimento successivo che, a sua volta, è adempimento del primo.

Linguisticamente la Commedia ha posto le basi della lingua italiana.

L’opera presenta una mescolanza tra i diversi stili (dal più basso al più alto), con la conseguente scelta linguistica: dai toni dello stile basso caratteristici dell’Inferno alla raffinatezza lessicale dello stile elevato del Paradiso, passando per lo stile medio del Purgatorio.

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LE PAROLE CHIAVE

Beatrice

Beatrice è la protagonista della Vita nuova ed è figura emblematica nella Divina Commedia.

Giovane donna fiorentina di cui Dante adolescente si innamora, dopo la sua morte precoce è elevata dal poeta a simbolo dell’amore salvifico, motore di ascesa spirituale e di purificazione. Nella Divina Commedia questo processo di “santificazione” culmina nella sua identificazione con la grazia divina.

Volgare illustre

La lingua letteraria ideale, secondo Dante, deve essere comune, ossia unificante delle diverse parlate regionali; per questo il poeta parla di un «volgare illustre», che abbia le caratteristiche di essere “cardinale” (punto di riferimento per gli altri volgari), “aulico” (degno di essere parlato nell’“aula”, cioè nel palazzo dell’imperatore) e “curiale” (adatto alla corte dell’imperatore).

Il fiorentino di Dante è diventato la lingua letteraria italiana perché fino ad allora nessun volgare aveva raggiunto tanta chiarezza e potenza.

Due soli

Dante auspica la nascita di una monarchia universale, in cui il predominio dell’Impero non scalfisca l’autorità spirituale della Chiesa ma ne limiti e combatta il potere mondano e la corruzione. Secondo lui, l’equilibrio fra i «due soli», l’Impero e il Papato, potrebbe realizzare la duplice felicità voluta da Dio per gli uomini: quella terrena e quella ultraterrena.

Ragione e grazia divina

Il riscatto dell’umanità dal peccato può avvenire, secondo Dante, con l’aiuto della ragione, prerogativa umana che illumina la coscienza e induce il pentimento ma che deve essere sostenuta dalla grazia divina, senza la quale non si raggiunge Dio, ossia la verità e la salvezza.

Classe di letteratura - volume 1
Classe di letteratura - volume 1
Dalle origini al Cinquecento