La Commedia è la storia di un viaggio: un vero viaggio corporeo, come ci avvisa l’autore, non dissimile da quello compiuto nel regno dei morti da Enea e raccontato da Virgilio. Ma è anche il viaggio di un uomo che, a dispetto dei drammi personali, non intende rinunciare a cercare la via per la felicità e per la salvezza. In fondo, indimenticabili pagine di letteratura raccontano viaggi o serie ininterrotte di tappe, di incontri attraverso lo spazio e il tempo: tutte le grandi culture hanno nella propria radice la narrazione di un viaggio che acquista significati simbolici, che sia l’Esodo per il popolo ebraico, l’Odissea per i greci, l’Eneide per i latini, la Commedia, appunto, per noi.
Si tratta di un archetipo che attraversa i secoli, un’esperienza ineluttabile per scoprire il senso profondo dell’esistenza, anche a costo di perdere le proprie certezze. Nell’epoca contemporanea, il tema diventa una costante della riflessione poetica, metafora psicologica ed emotiva: nel viaggio, molti scrittori colgono un’opportunità per riscoprire una memoria personale o un’identità collettiva, per sviluppare l’esperienza dell’altro, per ascendere dantescamente ai cieli della purezza, dell’essenza, dello spirito. Non è un caso che echi danteschi siano individuabili in queste due significative testimonianze novecentesche, opera di due tra i massimi poeti italiani contemporanei, Mario Luzi (1914-2005) e Vittorio Sereni (1913-1983).