T3 - Il secondo incontro

T3

Il secondo incontro

Vita nuova, 3

Nove anni dopo il primo incontro con Beatrice, ha luogo il secondo. Del terzo capitolo riportiamo l’iniziale parte in prosa.

Poi che fuoro1 passati tanti die, che appunto erano compiuti li nove anni appresso 
l’apparimento soprascritto2 di questa gentilissima, ne l’ultimo di questi die 
avvenne che questa mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo, in 
mezzo a due gentili donne, le quali erano di più lunga3 etade; e passando per una 
5      via, volse li occhi verso quella parte ov’io era molto pauroso, e per la sua ineffabile 
cortesia, la quale è oggi meritata nel grande secolo,4 mi salutoe molto virtuosamente 
tanto che me parve allora vedere tutti li termini de la beatitudine.5 L’ora che 
lo suo dolcissimo salutare mi giunse, era fermamente6 nona7 di quello giorno; e 
però che8 quella fu la prima volta che le sue parole si mossero per venire a li miei 
10    orecchi, presi tanta dolcezza, che come  inebriato mi partio da le genti, e ricorsi a 
lo solingo luogo d’una mia camera, e puosimi a pensare di questa cortesissima. E 
pensando di lei, mi sopragiunse uno soave sonno, ne lo quale m’apparve una 
maravigliosa9 visione: che me parea vedere ne la mia camera una nebula10 di colore di 
fuoco, dentro a la quale io discernea una figura d’uno segnore di pauroso11 aspetto 
15    a chi la guardasse; e pareami con tanta letizia, quanto a sé,12 che mirabile cosa era; 
e ne le sue parole dicea molte cose, le quali io non intendea se non poche; tra le 
quali intendea queste: «Ego dominus tuus».13 Ne le sue braccia mi parea vedere 
una persona dormire nuda, salvo che involta mi parea in uno drappo sanguigno 
leggermente;14 la quale io riguardando molto intentivamente,15 conobbi ch’era la 
20    donna de la salute,16 la quale m’avea lo giorno dinanzi degnato di salutare. E ne 
l’una de le mani mi parea che questi tenesse una cosa la quale ardesse tutta, e 
pareami che mi dicesse queste parole: «Vide cor tuum».17 E quando elli era stato18 
alquanto, pareami che disvegliasse questa che dormia; e tanto si sforzava per suo 
ingegno,19 che le facea mangiare questa cosa che in mano li ardea, la quale ella 
25    mangiava dubitosamente.20 Appresso ciò poco dimorava21 che la sua letizia si 
convertia in amarissimo pianto; e così piangendo, si ricogliea22 questa donna ne le sue 
braccia, e con essa mi parea che si ne gisse23 verso lo cielo; onde io sostenea24 sì 
grande angoscia, che lo mio deboletto sonno non poteo sostenere,25 anzi si ruppe
e fui disvegliato. E mantenente26 cominciai a pensare, e trovai che l’ora ne la quale
30    m’era questa visione apparita, era la quarta de la notte27 stata; sì che appare
manifestamente ch’ella fue la prima ora de le nove ultime ore de la notte.
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DENTRO IL TESTO

I contenuti tematici

Esattamente nove anni dopo aver visto Beatrice per la prima volta, Dante la ritrova. Questo secondo incontro sarà foriero di importanti conseguenze nella vita interiore del poe­ta, che qui narra un sogno angoscioso, una visione giuntagli nel sonno dopo che, colmo di emozione per la vista di Beatrice, ha deciso di rimanere solo. Nel sogno gli appare Amore che regge in braccio la donna e porta in una mano il cuore ardente di Dante, offerto in pasto alla stessa Beatrice. Subito dopo Amore, piangendo, si allontana con la donna verso il cielo.

Le scelte stilistiche

Anche in questo terzo capitolo ritroviamo una fitta simbologia. La veste di Beatrice nella realtà è bianca, colore angelico che indica purezza, mentre nel sogno il drappo trasparente che la avvolge è rosso, a raffigurare l’ardore della passione che lega Dante a lei. La nudità significa invece l’aperta manifestazione dell’intima essenza della donna (Beatrice è limpida e trasparente: non ha nulla da nascondere). Il secondo incontro avviene esattamente nove anni dopo il primo e, per di più, all’ora nona (di nuovo il tre, numero della perfezione divina, al quadrato). La visione del sogno appare a Dante alla quarta ora della notte: essendo la notte composta di dodici ore, la quarta è la prima delle ultime nove.

Dante si allontana e si isola (ricorsi a lo solingo luogo d’una mia camera, r. 11), ma questo isolamento lo conduce a un’intensificazione del ricordo. Anzi, si tratta quasi di una sorta di esperienza mistica: inebriato (rr. 10-11) – in latino ebrius – è infatti un vocabolo che nella Bibbia e negli scritti dei mistici indica il colmo dell’esaltazione estatica.

Il tema del “cuore mangiato”, infine, a livello letterario è di origine celtica e ha una lunga attestazione successiva, che dalla poesia provenzale giunge sino al Novellino e al Decameron, ma le sue radici sono già nel Nuovo Testamento, dove Gesù dice ai suoi discepoli: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna» (Giovanni, 6,54).

VERSO LE COMPETENZE

COMPRENDERE

1 Quanti anni ha Beatrice in questo capitolo?


2 Che cosa dice Amore a Dante?


3 Come reagisce Dante alla visione? Rispondi facendo riferimento al testo.

ANALIZZARE

4 Individua gli aggettivi presenti nel brano. Quale funzione svolgono? Di quale grado sono?

interpretare

5 Che cosa significa, secondo te, il fatto che Amore offra il cuore di Dante in pasto a Beatrice?


6 Perché Beatrice lo accetta soltanto dubitosamente (r. 25)? Quale sarà il valore allegorico di tale esitazione?


7 Spiega da che cosa è motivato l’improvviso pianto di Amore.

scrivere per...

raccontare

8 Descrivi un sogno immaginario, sul modello di quello dantesco, a partire da concrete situazioni della tua vita quotidiana. Scrivi un testo narrativo di circa 20 righe.

Classe di letteratura - volume 1
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Dalle origini al Cinquecento