I SAPERI FONDAMENTALI

I SAPERI FONDAMENTALI

LA SINTESI

La vita

Torquato Tasso nasce a Sorrento nel 1544. Dopo la morte della madre nel 1556 si trasferisce in diverse città dove tenta di emulare l’attività letteraria del padre, raffinato poeta cortigiano. A Padova si dedica agli studi di legge e avvia la composizione della Gierusalemme; nel 1562, mentre frequenta l’università di Bologna, pubblica il Rinaldo. In questo periodo inizia anche a scrivere liriche. Nel 1565 si stabilisce a Ferrara a servizio del cardinale Luigi d’Este dove vive un periodo sereno e colmo di gratificazioni. La tranquillità dura poco: l’invidia e i sospetti dei cortigiani, dopo la composizione della favola pastorale Aminta (1573), fanno precipitare Tasso in uno stato di inquietudine che ne altera l’equilibrio psichico. All’inizio del 1575 conclude un poema eroico sulla prima crociata, la futura Gerusalemme liberata, con il titolo di Goffredo; in seguito intraprende una serie di tormentati pellegrinaggi per l’Italia: a Sorrento dalla sorella, poi a Mantova, Padova, Venezia e a Urbino, dove compone la Canzone al Metauro.

Rientrato a Ferrara dà segni di grave squilibrio, perciò il duca Alfonso lo fa rinchiudere nell’Ospedale di Sant’Anna. Durante i sette anni di internamento Tasso si dedica alla composizione delle Rime e dei Dialoghi, scrivendo lettere accorate ad amici e signori delle corti italiane. Nel 1586 è a Mantova, presso Vincenzo Gonzaga, che ne ha ottenuto la custodia.

 L’inquietudine, solo brevemente sopita, lo costringe di nuovo a una serie di spostamenti, a Bologna, Roma, Napoli, Firenze. Torna infine a Roma, sotto la protezione di papa Clemente VIII, dove si dedica a un rifacimento della Liberata che intitola Gerusalemme conquistata (1593); qui, nel convento di Sant’Onofrio sul Gianicolo, muore nel 1595.

Le OPERE

Rime Dopo i primi esordi a Urbino, Tasso intensifica la sua produzione lirica, a cui si dedicherà fino agli ultimi anni della sua vita. Sono circa duemila le liriche di cui pubblica tre raccolte successive: nel 1567, nel 1591 e nel 1593. Recupera il modello petrarchesco e lo arricchisce di elementi originali: toni patetici, metafore sorprendenti, variazione di ritmi e sonorità verbali. In alcuni componimenti risalta la materia autobiografica e morale, in altri affiorano motivi encomiastici, in altri ancora – specialmente nei brevi madrigali – emerge la sua tipica tendenza all’abbandono sensuale. 

La musicalità dei componimenti, caratterizzati da metafore sorprendenti, affascinerà in particolar modo i poeti barocchi.


Le opere teatrali Nella produzione teatrale Tasso rappresenta l’intreccio tra  amore e morte. In Aminta (1573), favola pastorale in 5 atti, recupera il modello latino (Virgilio) e quello umanistico (Poliziano), portando in scena gli intrecci amorosi del pastore Aminta e della ninfa Silvia. In Re Torrismondo (1587), tragedia di ispirazione classica, Tasso analizza il conflitto tra istinti e norma sociale, raccontando, in 5 atti, le complesse dinamiche sentimentali che hanno coinvolto in una passione incestuosa Torrismondo e la bella Alvida.


Gerusalemme liberata È un poema epico in ottave riguardante la presa del Santo Sepolcro a opera dei cristiani, durante la prima crociata (1096-1099). La scelta dell’argomento eroico-religioso è dovuta al tentativo di rielaborare il modello ariostesco nel clima della Controriforma. L’opera è frutto di un lungo lavoro di revisione da parte dell’autore: iniziato fra il 1570 e il 1575, il testo è stato rielaborato e ritoccato senza sosta fino a un anno prima della morte quando, nel 1593, viene pubblicato a Roma con il titolo di Gerusalemme conquistata.

Nell’esercito cristiano, guidato da Goffredo di Buglione, si distinguono in particolare due eroi: Rinaldo e Tancredi, combattuti fra l’amore e il dovere, la passione e il sentimento religioso. Le tre donne protagoniste, Armida, Erminia e Clorinda, tutte saracene, incarnano il fascino diabolico femminile; alla fine, però, scelgono di convertirsi alla fede cristiana. Con un uso sapiente della retorica classica, corrotta da un lirismo sofferto e da un  virtuosismo manierista, e attraverso l’introduzione del « meraviglioso cristiano» Tasso scardina i princìpi aristotelici dell’unità dell’azione drammatica e della verosimiglianza inserendo, tra i colpi di scena, incantesimi e interventi miracolosi. La magia, simbolo dell’irrazionalità che si cela nella Storia, nasconde la presenza del maligno nella vita dei protagonisti, continuamente sottoposti a tentazioni e smarrimenti. L’ottava di Tasso, caratterizzata da una continua alternanza di toni, appare a tratti sostenuta e a tratti patetica, al fine di enfatizzare gli effetti emotivi del testo. La complessità delle scelte sintattiche e retoriche mira ad accrescere la partecipazione emotiva del lettore agli stati d’animo dei personaggi.


Gli scritti in prosa e le ultime opere Le opere in prosa di Tasso coprono una grande varietà di temi. Nei Discorsi dell’arte poetica (1567-1570) e nei Discorsi del poema eroico (1594) l’autore affronta riflessioni sulla poesia epica. I Dialoghi, 25 prose composte in gran parte durante l’isolamento nell’Ospedale di Sant’Anna, analizzano questioni estetiche ed etiche. L’epistolario, di oltre 1500 lettere, è una preziosa fonte di informazioni sull’autore e nel contempo un raffinato documento letterario. Agli ultimi anni della vita del poeta appartengono testi di argomento filosofico-religioso: Monte Oliveto (1588), Le lagrime di Maria Vergine e Le lagrime di Gesù Cristo (1593) e Le sette giornate del mondo creato (1592-1594).

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LE PAROLE CHIAVE

Inquietudine

In Tasso si manifestano precocemente i primi segni di quell’inquietudine che, come una malattia dell’anima, lo accompagnerà per tutto il corso della sua errabonda esistenza. Conflitto mai risolto fra l’istinto e la ragione, fra desiderio d’amore e senso del dovere, fra tentazione di ribellarsi e obbligo di conformarsi alle norme, l’inquietudine dell’uomo si rifletterà nell’opera del poeta, nei caratteri dei suoi personaggi, nella liricità sofferta di molti suoi versi.

Amore e morte

L’intreccio fra amore e morte è un motivo ricorrente nell’opera poetica di Tasso. Esso simboleggia lo scarto irrimediabile che l’autore intravede fra l’aspirazione alla felicità e alla passione e il senso di caducità e di morte.

Virtuosismo

Tasso è un esperto cesellatore di immagini e parole, usa sapientemente la retorica classica, compie scelte lessicali e sintattiche complesse e contorte, costruisce periodi ricchi di subordinate, incisi, inversioni delle parti del discorso, inventa metafore e giochi verbali e fonici di immediata presa. Questo virtuosismo è un tratto distintivo della sua poesia: riprende la tradizione letteraria più illustre, conducendo una ricerca degli effetti più forti ed efficaci che la poesia può produrre.

Meraviglioso cristiano

Andando oltre il “meraviglioso” delle favole pagane e della mitologia, Tasso crea il “meraviglioso cristiano”, vale a dire un insieme di prodigi, miracoli e apparizioni che sono opera di Dio. La presenza di questi elementi fa sì che il suo poema raggiunga sia il fine educativo sia il fine dilettevole.

Classe di letteratura - volume 1
Classe di letteratura - volume 1
Dalle origini al Cinquecento