Analisi e interpretazione

774 Canto XXXIII Analisi e interpretazione La preghiera alla Vergine Maria San Bernardo già alla fine del canto XXXII aveva indi cato come meta del viaggio di Dante la visione di Dio (vv. 142-144) e aveva anticipato come per raggiungere tale obiettivo fosse necessario ottenere l intercessione di Maria (vv. 145-150). Ora, nel canto XXXIII, senza soluzione di continuità (il canto XXXII si chiude infatti con i due punti: E cominciò questa santa orazione:) rivolge alla Vergine la sua preghiera dall elaborata costruzione retorica. La preghiera può essere divisa in due parti. Nella prima (vv. 1-21) prevale la lode alla Madonna, che mette in luce la funzione di Maria nella storia (vv. 1-12) e il suo ruolo nel disegno divino (vv. 13-21). Nella seconda parte (vv. 22-39) è contenuta la vera e propria supplica, articolata in due sequenze, precedute da un introduzione (vv. 2224) che riassume il viaggio di Dante: nella prima sequenza è espressa la richiesta di vedere Dio (vv. 22-33); nella seconda l appello a proteggere i sensi di Dante dalla potenza della luce divina (vv. 34-37). Nei due versi finali (vv. 3839) san Bernardo invita la Madonna a guardare Beatrice e tutti i beati che si uniscono a lui nella sua preghiera. Il culto della Madonna Durante il Medioevo il culto di Maria era particolarmente sentito, sia negli inni della liturgia ufficiale della Chiesa, sia nella produzione letteraria delle laudi in latino e in volgare, sia nelle tradizioni popolari che mettevano in scena la Passione di Cristo. In particolare, veniva messo in luce il ruolo umano di Maria, sentita come la prima intermediaria tra il mondo degli uomini e Dio. Anche Dante è sensibile a questo «amore per la Madonna, probabilmente sulle orme di san Bernardo, che ebbe un ruolo fondamentale nella affermazione e nella diffusione del culto di Maria. Il tema dell ineffabile Nel momento della visione Dante si rivolge a Dio, chiedendogli la Grazia di poter ricordare quanto sta vivendo (vv. 67-75), ma soprattutto qui Dante-autore si sovrappone a Dante-personaggio e chiede di più, ovvero di poter esprimere in poesia anche in minima parte la potenza e l ineffabilità di Dio. Il compito che si è prefisso travalica tutti i limiti umani e la sua missione sfiora i confini dell indicibilità. La Trinità e l Incarnazione Dante non annichilisce la propria soggettività, ma rappresenta la visione come un inondazione di luce; poi ricorre al linguaggio della geometria per esprimere il mistero della Trinità: contempla tre cerchi concentrici di colore diverso, che hanno lo stesso centro senza essere sovrapposti, hanno le medesime dimensioni, sono tre e sono uno. Il Figlio è idea della mente del Padre, infatti appare riflesso nell Altro; lo Spirito Santo, amore e respiro di Dio, procede dal Padre e dal Figlio, infatti sembra un fuoco derivato in modo perfettamente uguale dagli altri due. Dante dentro il cerchio vede la nostra effige, cioè il volto di Cristo-uomo, contempla così il mistero dell Incarnazione: il culmine della visione è il momento in cui l uomo ritrova se stesso in Dio. A questo punto nulla è più comprensibile, né rappresentabile per analogia, e un fulgure colpisce la mente di Dante, tutta tesa nell impossibile sforzo di comprendere l incomprensibile e di esprimere l inesprimibile. Dante a questo punto cede al misticismo, il suo desiderio e la sua volontà si fondono, travolti in un movimento rotatorio, nell amore di Dio. L amore è la causa della storia e dell esistenza del mondo: l amore è Dio. Lo stile Antonello da Messina, Annunziata, 1476, tempera su tavola, Palermo, Galleria Regionale, Palazzo Abatellis. Lo stile della preghiera è elaborato e solenne, intessuto di figure retoriche come, ad esempio, antitesi (Vergine / madre, umile / alta, vv. 1-2), metonimie (nel ventre tuo = in te, v. 7), ossimori (merid ana face / fontana vivace, vv. 10-12), iterazioni (In te, vv. 19-20), enjambement (vv. 4, 10, 22, 29). Nei vv. 62-63 (mia vis one, e ancor mi distilla / nel core il dolce che nacque da essa) l accostamento dei termini core e dolce e il suono allitterante della -d ricostruiscono un atmosfera di sogno: la visione ineffabile si dissolve goccia a goccia (distilla), mentre nel cuore del poeta rimane la dolcezza.

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato