Parole in chiaro: Cor gentil

76 Canto V Parole in chiaro Cor gentil (v. 100) Cortesia e cavalleria I termini gentile e gentilezza sono strettamente collegati nel Medioevo a cortese e cortesia. Nella società feudale dell XI e XII secolo fiorì una letteratura in lingua volgare, dapprima solo orale, in seguito anche scritta, che esaltava i valori cortesi della cavalleria. Cortese deriva dal latino medievale curtis, che indicava il castello del signore feudale e i possedimenti circostanti. Il termine poi passò a designare «colui che si comporta secondo i valori propri della nobiltà . Il codice cavalleresco esigeva che il cavaliere mostrasse coraggio e fedeltà al signore, ma anche rispetto e gentilezza nei confronti delle donne, verso le quali era tenuto ad essere soccorrevole. Le espressioni «letteratura cortese e «società cortese si riferiscono ai valori esaltati nelle corti feudali dalla classe aristocratica. In particolare, le corti della Provenza si distinsero per raffinatezza di costumi e mecenatismo1, e le donne vi ricoprivano un ruolo importante. Anche l amore fu investito di nobiltà di spirito e di nobili aspirazioni. Andrea Cappellano (1174-1204) elaborò la teoria del «fin amor nel trattato De amore (Sull amore), composto alla corte di Eleonora di Aquitania, a Poitiers, punto di riferimento dell aristocrazia feudale d Europa. Si tratta di un ideale terreno, inteso come desiderio di possesso dell amata, che conduceva il cavaliere alla elevazione spirituale, attraverso le virtù di coraggio e generosità. Tale trattato fu tradotto in molte lingue e conobbe una enorme fortuna; divenne il testo-base teorico per tutta la letteratura amorosa successiva e a esso si ispirarono anche la Scuola siciliana, lo Stilnovo , Dante e anche Francesco Petrarca. Amore cortese Nei romanzi cavallereschi del ciclo bretone-arturiano della Tavola Rotonda2, come il Tristano e Isotta di Goffredo di Strasburgo, Lancillotto, Perceval o Il racconto del Graal di Chrétien de Troyes (seconda metà del XII sec.), e nella lirica dei poeti-trovatori provenzali (fra i quali Guglielmo IX, duca d Aquitania, Jaufré Rudel, Bernart de Ventadorn, XII-XIII sec.) trova espressione la teoria che l amore può risiedere solo in un animo cortese, e il rapporto d amore rispecchia il rapporto feudale, cioè l uomo si rivolge all amata come un fedele vassallo al suo signore. Nel corso del tempo, i termini cortese e cortesia hanno perduto il riferimento al mondo cavalleresco e sono passati a indicare la gentilezza d animo. s apprende, v. 100). Ora la nobiltà è associata alle doti spirituali: gentile è chi ha nobiltà di cuore e virtù, come Beatrice nella Vita Nuova di Dante («Tanto gentile e tanto onesta pare / la donna mia quand ella altrui saluta... vedi pag 49). Gentilezza e cortesia La nuova classe sociale, la borghesia, recuperò l ideale di cortesia e lo estese a chi non era aristocratico per nascita. Gli stilnovisti, ricollegandosi ai modelli provenzali e siciliani, considerarono l amore come virtù, strumento di elevazione morale che nasce in un cuore nobile. L aggettivo gentile venne a indicare una caratteristica morale positiva, un valore del carattere o del comportamento di ogni uomo, a prescindere dalla posizione sociale. Anche nel nostro linguaggio moderno i termini gentile e cortese fanno riferimento a una disposizione d animo e a un comportamento. Cortesia come virtù dell animo Altri due termini, gentile e gentilezza, hanno conosciuto una evoluzione analoga, nel passaggio dall età feudale a quella tardo-comunale. Provengono dal latino gentile(m), e gente(m); gens indica un «complesso di più famiglie che hanno origine comune e in età feudale un «gruppo di famiglie di nobile ceppo . Il vocabolo, sin dalla seconda metà del Duecento, per la borghesia di mercanti, banchieri, notai, artigiani (borghesia deriva da borgo che significa «città ) cominciò a denotare la nobiltà d animo contrapposta a quella ereditaria dell aristocrazia feudale, che identificava nobiltà di sangue e di sentimento (Paolo e Francesca sono di cuore gentile: Amor, ch al cor gentil ratto 1. mecenatismo: i signori feudali accoglievano nelle corti i letterati e i poeti. Il fenomeno è detto «mecenatismo (da Gaius Mecenas, consigliere dell imperatore romano Augusto e protettore degli artisti, fra i quali Virgilio). 2. ciclo bretone-arturiano della Tavola Rotonda: il ciclo dei romanzi cortesi bretoni-arturiani è costituito dalle imprese del re Artù, il leggendario re dell antica Britannia (VIII secolo), figlio di Uther Pendragon e marito della bella e infedele Ginevra, che spinge le sue conquiste fino al mar Baltico e a Roma, aiutato dagli incantesimi di mago Merlino e dal valore dei cavalieri della Tavola Rotonda (Lancillotto, Tristano, Perceval). Si tratta di leggende popolari gallesi o irlandesi, ambientate in Inghilterra e nella penisola di Bretagna (regione del Nord-ovest della Francia), scritte in latino dal chierico inglese Goffredo di Monmouth (Storia dei re di Britannia, Historia regum Britanniae, 1135-1137), poi tradotte in francese e reinterpretate, nel secolo XIII, dallo scrittore inglese Guglielmo di Malmesburg, per esaltare l ideale eroico-cavalleresco, l amore e l avventura.

La Divina Commedia
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