La Divina Commedia

ch entrano ed escono e l rider de l erbe 78 son di lor vero umbriferi prefazi. Non che da sé sian queste cose acerbe; ma è difetto da la parte tua, 81 che non hai viste ancor tanto superbe . Non è fantin che sì sùbito rua col volto verso il latte, se si svegli 84 molto tardato da l usanza sua, come fec io, per far migliori spegli ancor de li occhi, chinandomi a l onda 87 che si deriva perché vi s immegli; e sì come di lei bevve la gronda de le palpebre mie, così mi parve 90 di sua lunghezza divenuta tonda. Poi, come gente stata sotto larve, che pare altro che prima, se si sveste 93 la sembianza non s a in che disparve, così mi si cambiaro in maggior feste li fiori e le faville, sì ch io vidi 96 ambo le corti del ciel manifeste. O isplendor di Dio, per cu io vidi l alto tr unfo del regno verace, 99 dammi virtù a dir com o il vidi! Lume è là sù che visibile face lo creatore a quella creatura 102 che solo in lui vedere ha la sua pace. E si distende in circular figura, in tanto che la sua circunferenza 105 sarebbe al sol troppo larga cintura. Fassi di raggio tutta sua parvenza reflesso al sommo del mobile primo, 108 che prende quindi vivere e potenza. E come clivo in acqua di suo imo si specchia, quasi per vedersi addorno, 111 quando è nel verde e ne fioretti opimo, sì, soprastando al lume intorno intorno, vidi specchiarsi in più di mille soglie 114 quanto di noi là sù fatto ha ritorno. due rive di fiori (i beati). Su di essi vede un trascorrere di faville (allegoria degli angeli), che sono come gemme di anelli dorati. Beatrice, luce intellettuale del poeta assetato di conoscenza (il sol de li occhi miei, v. 75), gli precisa che la sua visione è ancora approssimativa: le immagini che si presentano ai suoi occhi sono velate prefigurazioni della loro vera natura (umbriferi prefazi), perché le sue capacità visive non sono ancora tanto potenti; egli deve continuare a immergere lo sguardo nel fiume di luce, prima che il suo desiderio di conoscenza sia pienamente soddisfatto. 82-87. Non è fantin s immegli: la similitudine tra il lattante affamato della poppata e lo sguardo di Dante che vuole potenziare la propria vista per contemplare Dio esprime erbe sono velate anticipazioni della verità che essi contengono. Non che queste cose siano in sé incompiute; ma il limite è in te, che non hai ancora una vista abbastanza potente . 82-90 Non c è un neonato che si precipiti così rapidamente col volto verso il latte, se si sveglia molto più tardi della sua abitudine, come feci io chinandomi sull acqua del fiume che scorre perché vi si diventi migliori, per rendere i miei occhi specchi ancora più limpidi; e non appena l orlo delle mie palpebre bevve di lei (dopo aver osservato attentamente), il fiume da lungo che era divenne tondo ai miei occhi. 91-108 Poi, come gente prima mascherata, che pare diversa da prima, se si spoglia della finzione nella quale si era nascosta, così i fiori e le scintille si mutarono al mio sguardo in aspetti più festosi, così che io vidi entrambe le schiere del cielo nella loro forma. O splendore di Dio, grazie al quale io vidi il supremo trionfo del regno della verità, dammi la capacità di rappresentarlo come io lo vidi. Lassù (nell Empireo) c è una luce che rende visibile il creatore a quelle creature che hanno la loro pace (l appagamento) solo nella visione di lui (Dio). Essa si diffonde in una figura circolare, tanto estesa che la sua circonferenza sarebbe per il sole una cintura troppo larga (è più grande del sole). Tutto ciò che si vede di essa si forma da un raggio riflesso sulla superficie esterna del Primo Mobile, il quale riceve da qui la sua vita e la sua potenza. 109-114 E come un colle si specchia nell acqua che sta ai suoi piedi, quasi per ammirarsi nella sua bellezza, quando è ricco di verde e di fiorellini, così vidi specchiarsi tutte le anime ritornate in cielo in più di mille gradini, stando torno torno sopra al lago di luce. con una immagine quotidiana l assoluto del Paradiso. La forma verbale s immegli, neologismo dantesco, è composta da meglio e dal prefisso in-, preceduto dal si (s ) impersonale. 88-90. e sì come tonda: l immagine provvisoria e allungata del fiume si allarga a forma di cerchio e diventa lago agli occhi di Dante. La gronda (letteralmente la grondaia, l estremità del tetto dove si raccoglie l acqua piovana) delle palpebre è il ciglio dell occhio che fa, appunto, da grondaia alle palpebre. 91-99. Poi il vidi!: quando dinanzi agli occhi di Dante si mutano i fiori (dei beati) e le faville (degli angeli) mostrandosi nella loro vera forma ed essenza, il poeta invoca l aiuto e l illuminazione della Grazia divina, per riferire la propria visione. 103-108. E si distende potenza: il lago di luce, già introdotto al v. 90, è di immensa estensione e prende origine da un unico raggio, proveniente da Dio, rifratto sulla superficie convessa del Primo Mobile, il quale desume da esso il movimento e la virtù che trasmette sui Cieli inferiori e sulla Terra. In altre parole: dall unità di Dio derivano la beatitudine del Paradiso e la vita dell universo intero. L espressione circular figura, riferita al lago luminoso, dà l idea della perfezione del cerchio, senza inizio e senza fine, simmetrico rispetto al centro. 109-117. E come clivo foglie!: la similitudine tra il colle che si specchia in un lago in primavera e le anime sedute lungo i gradini di un immenso anfiteatro, che si riflette nel Paradiso La rosa dei beati 751

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato