La Divina Commedia

ed eran tante, che l numero loro 93 più che l doppiar de li scacchi s inmilla. Io sentiva osannar di coro in coro al punto fisso che li tiene a li ubi, 96 e terrà sempre, ne quai sempre fuoro. E quella che ved a i pensier dubi ne la mia mente, disse: «I cerchi primi 99 t hanno mostrato Serafi e Cherubi. Così veloci seguono i suoi vimi, per somigliarsi al punto quanto ponno; 102 e posson quanto a veder son soblimi. Quelli altri amori che ntorno li vonno, si chiaman Troni del divino aspetto, 105 per che l primo ternaro terminonno; e dei saper che tutti hanno diletto quanto la sua veduta si profonda 108 nel vero in che si queta ogne intelletto. Quinci si può veder come si fonda l esser beato ne l atto che vede, 111 non in quel ch ama, che poscia seconda; e del vedere è misura mercede, che grazia partorisce e buona voglia: 114 così di grado in grado si procede. L altro ternaro, che così germoglia in questa primavera sempiterna 117 che notturno Ar ete non dispoglia, perpet alemente Osanna sberna con tre melode, che suonano in tree 120 ordini di letizia onde s interna. In essa gerarcia son l altre dee: prima Dominazioni, e poi Virtudi; 123 l ordine terzo di Podestadi èe. Poscia ne due penultimi tripudi Principati e Arcangeli si girano; 126 l ultimo è tutto d Angelici ludi. Questi ordini di sù tutti s ammirano, e di giù vincon sì, che verso Dio 129 tutti tirati sono e tutti tirano. E D onisio con tanto disio a contemplar questi ordini si mise, 132 che li nomò e distinse com io. Ma Gregorio da lui poi si divise; onde, sì tosto come li occhi aperse 135 in questo ciel, di sé medesmo rise. E se tanto secreto ver proferse mortale in terra, non voglio ch ammiri: ché chi l vide qua sù gliel discoperse 139 con altro assai del ver di questi giri . ne delle migliaia (s inmilla) più quanto si ottiene raddoppiando i numeri sulla scacchiera, di casella in casella. Io sentivo intonare un canto di Osanna, che si propagava di cerchio in cerchio, indirizzato allo splendente punto centrale che li tiene e li terrà in eterno nei luoghi (ubi) santi dove furono sin dall inizio del mondo. 97-102 E colei che leggeva nella mia mente il dubbio, disse: «I primi due cerchi ti hanno mostrato Serafini e Cherubini. Essi ruotano così velocemente intorno al cerchio cui sono avvinti da legami (vimi) eterni per somigliare a Dio (punto) quanto possono; e riescono a fare ciò in proporzione al grado sublime di visione intellettuale di cui sono dotati. 103-108 Gli altri spiriti beati che ruotano intorno a questi due primi cerchi si chiamano Troni, seggi della maestà divina, perché con essi si conclude la prima terna (primo ternaro) angelica; e devi sapere che tutti godono della beatitudine in ragione di quanto la loro contemplazione si immerge nella verità in cui ogni intelletto trova pace. 109-120 Da questa osservazione (quinci) puoi constatare come la beatitudine si fondi sull atto (della mente) che intende, non sull amore, che è una conseguenza (poscia seconda); e la profondità della visione dal merito (mercede) che nasce dalla Grazia divina e dalla buona volontà personale: questa è la progressione della beatitudine. L altra terna angelica, che fiorisce in questa eterna primavera (del Paradiso) che l autunno (notturno Ariete) non priva delle sue foglie, canta (sberna) Osanna in eterno con tre diverse melodie che risuonano nei tre ordini di angeli felici in cui essa si suddivide (interna). 121-129 In questa seconda gerarchia ci sono le altre intelligenze angeliche (dee): prima le Dominazioni, poi le Virtù; nel terzo cerchio ci sono le Potestà. Poi nel terzultimo e nel penultimo ordine di creature trionfanti ruotano i Principati e gli Arcangeli; l ultimo cerchio è tutto di Angeli festanti. Questi ordini guardano verso il grado a loro superiore con ammirazione, e superano in virtù (vincon) il grado inferiore così che tutti sono attratti da Dio e attraggono a Dio. (vv. 130-139) La concezione di Dionigi l Areopagita e di san Gregorio Magno 130-139 E Dionigi (pseudo-Areopagita Paradiso, X) si dedicò alla contemplazione di questi ordini con tanto fervore che assegnò loro nomi e struttura così come ora io te li ho indicati; ma Gregorio (Magno) si dissociò da lui, cosa per la quale, non appena giunse in Paradiso, sorrise del proprio errore. E se un uomo mortale poté far conoscere (proferse) una verità così nascosta, non ti devi stupire: perché gliela rivelò colui (san Paolo, rapito in cielo da vivo) che la vide quassù con i suoi occhi, insieme a molte altre verità riguardanti questi cerchi angelici . Paradiso Le gerarchie angeliche 743

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato