Analisi e interpretazione

716 Canto XXIII Analisi e interpretazione La solennità del trionfo Dante nel suo celeste ascendere ha colto il diverso grado di beatitudine delle anime e le ha incontrate divise in categorie, da cui si sono staccati i singoli beati per parlargli. Ora il poeta è giunto nel Cielo delle Stelle fisse, detto così nell astronomia tolemaica perché nella volta celeste gli astri mantengono sempre la stessa posizione gli uni rispetto agli altri. Le stelle di questo cielo ricevono dal Primo Mobile quella virtù indifferenziata e uniforme che poi distribuiscono all universo vario e multiforme. Per questo motivo iniziano, dal XXIII, nove canti che preparano l ascesa del pellegrino all Empireo e in cui le anime gli appariranno nel loro insieme al completo. Questo è il canto nel quale la consacrazione di Dante è resa con solenne grandiosità dal trionfo di Cristo e di Maria, che gli vengono incontro in processione seguiti da tutte le schiere del Paradiso, per dimostrargli la sua avvenuta purificazione spirituale («Ecco le schiere / del tr unfo di Cristo e tutto il frutto / ricolto del girar di queste spere! , vv. 19-21). Il tema della luce e dell ineffabile All intensità delle emozioni fa riscontro, nel poeta, una stupefatta e smarrita adorazione (vv. 40-45). Beatrice arde tutta della luce che s irradia dal centro del cielo e lo invita a guardarla perché, dopo aver contemplato la figura umana di Cristo attraverso un alone luminoso (una sorta di anticipazione della visione del canto XXXIII), ormai le forze visive e intellettuali di Dante possiedono la capacità di sostenere lo splendore della sua bellezza e del suo sorriso (vv. 46-48). Segue una momentanea rinuncia a qualsiasi volontà espressiva di Dante-autore: Beatrice ha gli occhi così colmi di letizia che il poeta non trova parole adeguate per descriverne la bellezza. Egli ricorda quella sovrumana esperienza, ma la sua arte è costretta a procedere oltre senza descrivere il santo riso e il santo aspetto della donna. La parola che non dice è un misto di ansia e di gioia della sua anima. Anche se Dante dichiara con umiltà l inadeguatezza dei mezzi linguistici, comunque ribadisce con orgoglio il proprio sforzo eroico per la difficoltà della materia poetica (vv. 64-69). La sollecitudine di Beatrice nei confronti del poeta annuncia l immagine dell amore materno tra la Madonna e i beati suoi figli. Mentre Cristo risale verso l Empireo per non abbagliare ancora la vista del pellegrino, incapace di sostenere quello splendore, la luce dell arcangelo Gabriele discende dall alto per disporsi intorno alla Vergine. Infine la luce incoronata della Vergine, seguendo il Figlio, si solleva verso l Empireo. Il canto del Regina celi chiude l ultima visione dei beati che si protendono verso l alto, dove trionfa san Pietro che tiene le chiavi del glorioso regno dei cieli. Latinismi e similitudini del sacrato poema Gli elementi che caratterizzano il canto sono i frequenti latinismi (labor, cape, dape, preterito, parca, mei, fratta, dia, Filio, concilio), che conferiscono ulteriore nobiltà a un argomento così elevato; la ricchezza di similitudini, che rielaborano motivi della letteratura classica; la nuova definizione dell opera come sacrato poema (v. 62), che sostituisce quella di «commedia utilizzata nella prima cantica (di questa comedìa, lettor, ti giuro, Inferno XVI, 128; che la mia comedìa cantar non cura, Inferno XXI, v. 2). L opera dantesca è diventata nel regno celeste più simile alla Bibbia, ma il poeta ora deve compiere un salto come fa colui che trova ostacoli lungo il suo cammino: si può parlare delle meraviglie del Paradiso solo riconoscendo l impossibilità di parlarne (e così, figurando il paradiso, / convien saltar lo sacrato poema, / come chi trova suo cammin riciso, vv. 61-63). Ed è proprio nel sentirsi impotente di fronte all inesprimibile che Dante corre con la fantasia verso la Terra, per comunicare sentimenti sublimi mediante immagini terrene, per trovare nelle similitudini con le cose sensibili un oggetto dolce, sereno e tenero (l uccello che attende di rivedere al sole i dolci nati, il plenilunio e il cielo stellato, il prato, il bambino appena allattato), su cui riversare il sentimento del sovrumano. La ricercatezza dei suoni Alla lezione dei classici si unisce nei vv. 1-56 la ricercatezza tecnica: le vocali dal suono dolce (-e, -i) si alternano a consonanti liquide (-l, -r) con allitterazioni e pause determinate dalle dieresi (dis ando, B atrice, tr unfo, plenilun i, Triv a, sap enza, dis anza, vis one, Polimn a). L insieme dei suoni e il ritmo lento creano un clima di serenità e, insieme, di sospensione dell animo nell attesa del trionfo di Cristo e di Maria. Il canto XXIII in una Xilografia del XV secolo.

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato