La Divina Commedia

Come l augello, intra l amate fronde, posato al nido de suoi dolci nati 3 la notte che le cose ci nasconde, che, per veder li aspetti dis ati e per trovar lo cibo onde li pasca, 6 in che gravi labor li sono aggrati, previene il tempo in su aperta frasca, e con ardente affetto il sole aspetta, 9 fiso guardando pur che l alba nasca; così la donna m a stava eretta e attenta, rivolta inver la plaga 12 sotto la quale il sol mostra men fretta: sì che, veggendola io sospesa e vaga, fecimi qual è quei che dis ando 15 altro vorria, e sperando s appaga. Ma poco fu tra uno e altro quando, del mio attender, dico, e del vedere 18 lo ciel venir più e più rischiarando; e B atrice disse: «Ecco le schiere del tr unfo di Cristo e tutto l frutto 21 ricolto del girar di queste spere! . Pariemi che l suo viso ardesse tutto, e li occhi avea di letizia sì pieni, 24 che passarmen convien sanza costrutto. Quale ne plenilun i sereni Triv a ride tra le ninfe etterne 27 che dipingon lo ciel per tutti i seni, vid i sopra migliaia di lucerne un sol che tutte quante l accendea, 30 come fa l nostro le viste superne; e per la viva luce trasparea la lucente sustanza tanto chiara 33 nel viso mio, che non la sostenea. Oh B atrice, dolce guida e cara! Ella mi disse: «Quel che ti sobranza 36 è virtù da cui nulla si ripara. 1-9. Come l augello nasca: il canto si apre con una lunga similitudine che occupa quattro terzine. L immagine dell uccello che attende l alba ha numerosi precedenti letterari (Georgiche ed Eneide di Virgilio; Achilleide di Stazio; De ave Phoenica di Lattanzio, autore cristiano del IV secolo). In particolare l espressione gravi labor con il significato di «fatica ricalca i graves labores dell Eneide (VI, 56). 10-15. così ... s appaga: la seconda parte della similitudine sottolinea la tensione mistica dell attesa di Cristo, che Beatrice (l augello) comunica a Dante (il dolce nato). L endiadi sospesa e vaga sottolinea la concentrazione di Beatrice, che guarda verso lo zenit (la parte più alta del cielo a mezzogiorno), da dove scenderanno le schiere trionfanti dei beati. 19-20. Ecco ... Cristo: le anime redente (vv. 1-39) Lo splendore di Cristo trionfante 1-15 Come l uccello che, dopo aver riposato fra i cari rami, presso il nido dei suoi amati piccoli, durante la notte che ci nasconde ogni cosa, per poter rivedere le sembianze desiderate e per trovare il cibo con cui nutrirli, per cui gli sono gradite anche le più dure fatiche, anticipa l alba su un ramo scoperto e attende con ardente desiderio il sole, fissando continuamente dove esso sorge; così Beatrice stava diritta e attenta rivolta verso quella parte del cielo sotto la quale il sole sembra muoversi più lento: così che, vedendola assorta e desiderosa, io diventai come colui che, preso dal desiderio, vorrebbe qualcos altro e solo sperando è già soddisfatto. 16-21 Ma (trascorse) poco tempo fra l uno e l altro momento, fra la mia attesa e la visione del cielo che si andava sempre più rischiarando; e Beatrice disse: «Ecco le schiere del trionfo di Cristo e tutto il frutto raccolto (con l influsso esercitato sugli uomini) da queste sfere celesti! . 22-24 Il suo viso mi si mostrava tutto intensamente illuminato e aveva gli occhi così pieni di gioia che sono costretto a procedere oltre senza parlarne. 25-33 Come nei pleniluni sereni la luna brilla tra le ninfe eterne (le stelle) che illuminano il cielo in ogni parte, io vidi sopra migliaia di anime luminose uno splendore (Cristo) che le illuminava tutte, come fa il nostro (sole) con le stelle; e attraverso l intensa luce traspariva la fulgente immagine (di Cristo), tanto splendente al mio sguardo che non potei sostenerla. 34-36 Oh, Beatrice, mia dolce e amata guida! Ella mi disse: «Ciò che va oltre le tue facoltà è una virtù a cui nessuno può resistere. da Cristo sono indicate col termine schiere, tipico del linguaggio militare, poiché per la fede militarono in Terra contro il male, ottenendo il trionfo di Cristo. I termini schiere e tr unfo ricordano i cortei e i festeggiamenti dei Romani che decretavano nell Urbe grandi onori ai generali dopo la vittoria. 22-24. Pariemi ... costrutto: Dante non è in grado di descrivere la straordinaria bellezza che ha visto in Beatrice. il tema dell ineffabile, dell indicibile, già presente nella lirica stilnovista, che ora si carica di significati mistici per la funzione redentrice della donna-angelo nei confronti del poeta. L inadeguatezza della parola poetica nei confronti della visione paradisiaca è ribadita ai vv. 55-69. 25-30. Quale ... superne: la similitudine è fra la luna e Cristo (un sol, la luce più brillante di tutto il cielo), che dall alto rischiarano le stelle, cioè i beati. L astronomia medievale riteneva che il sole illuminasse tutte le altre stelle, corpi celesti incorruttibili (etterne). Nella mitologia pagana la luna era detta trivia per la sua triplice natura (era nota con i nomi di Diana, dea della caccia, Selene, dea della luna, e Proserpina, dea degli Inferi); le stelle sono rappresentate come ninfe, divinità minori che accompagnavano la dea. 31-33. e per la viva luce ... sostenea: l immagine umana di Cristo (sustanza) s intravede dall alone splendente di luce che emana e di cui si circonda. La luminosità è abbagliante per le capacità visive e immaginative di Dante; ciò significa che l intelletto umano non è in grado di comprendere la natura di Cristo. Paradiso Il trionfo di Cristo e della Madonna 711

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato