La Divina Commedia

704 Canto XXI 46-51 Ma colei dalla quale aspetto che mi si indichi il modo e il momento di parlare e di tacere non fa cenno (si sta); per cui io, sebbene lo desideri, non domando . Ed ella, che vedeva il mio tacere nella visione di colui che tutto vede, mi disse: «Sciogli il tuo ardente desiderio . 52-60 E io incominciai: «Il mio merito (mercede) non mi rende degno della tua risposta; ma in nome di colei che mi concede di domandare, o anima beata che stai nascosta dentro la tua luce (letizia), svelami il motivo che ti ha indotto a venire così vicino a me; e dimmi perché in questo Cielo non si ode la dolce musica del Paradiso che risuona tanto fervida nelle altre sfere sottostanti . 61-72 «Tu hai l udito mortale, così come la vista , mi rispose; «e perciò qui non si canta per la stessa ragione per cui Beatrice non sorride. Sono sceso lungo i gradini della scala santa così tanto solo per festeggiarti con le parole e con la luce che mi ammanta; né una carità più grande mi ha reso più veloce (presta), poiché da qui in su arde un amore maggiore o pari al mio, come ti dimostra il risplendere delle anime. Ma l amore profondo, il quale ci rende fedeli esecutrici alla Provvidenza (consiglio) che governa il mondo, assegna in sorte a ciascuno un compito preciso in questo Cielo così come puoi vedere . (vv. 73-135) Vita di Pier Damiani e polemica contro la Chiesa 73-78 «Capisco bene , dissi io, «o sacra luce, come un libero atto d amore in questa corte celeste è di per sé sufficiente a eseguire (a seguir) la Provvidenza eterna; ma questo è quello che mi sembra arduo (forte) da comprendere, perché tu sola tra le tue compagne fosti predestinata a questo compito . 79-87 Non arrivai alla fine di questo discorso, che quella luce fece perno (centro) sul suo centro (mezzo), ruotando come una veloce macina (mola); poi rispose l anima caritatevole che c era dentro: «La luce divina converge su di me, entrando attraverso la luce (questa) in cui mi nascondo (m inventro), la cui forza, unita alla mia ragione, mi innalza al di sopra di me a tal punto che vedo la somma essenza dalla quale deriva (è munta). 88-96 Da qui deriva la letizia che mi illumina; in quanto uguaglio (pareggio) lo splendore della mia luce con la chiarezza della visione di Dio. Ma quell anima su nel cielo che è più illuminata, quel serafino che fissa più intensamente lo sguardo in Dio, non potrebbe soddisfare la tua domanda, perché quanto tu domandi si protende tanto nella profondità (abisso) delle eterne leggi divine (etterno statuto), che sono separate (scisso) dalla conoscenza (vista) di ogni creatura. Ma quella ond io aspetto il come e l quando del dire e del tacer, si sta; ond io, 48 contra l disio, fo ben ch io non dimando . Per ch ella, che ved a il tacer mio nel veder di colui che tutto vede, 51 mi disse: «Solvi il tuo caldo disio . E io incominciai: «La mia mercede non mi fa degno de la tua risposta; 54 ma per colei che l chieder mi concede, vita beata che ti stai nascosta dentro a la tua letizia, fammi nota 57 la cagion che sì presso mi t ha posta; e dì perché si tace in questa rota la dolce sinfonia di paradiso, 60 che giù per l altre suona sì divota . «Tu hai l udir mortal sì come il viso , rispuose a me; «onde qui non si canta 63 per quel che B atrice non ha riso. Giù per li gradi de la scala santa discesi tanto sol per farti festa 66 col dire e con la luce che mi ammanta; né più amor mi fece esser più presta, ché più e tanto amor quinci sù ferve, 69 sì come il fiammeggiar ti manifesta. Ma l alta carità, che ci fa serve pronte al consiglio che l mondo governa, 72 sorteggia qui sì come tu osserve . «Io veggio ben , diss io, «sacra lucerna, come libero amore in questa corte 75 basta a seguir la provedenza etterna; ma questo è quel ch a cerner mi par forte, perché predestinata fosti sola 78 a questo officio tra le tue consorte . Né venni prima a l ultima parola, che del suo mezzo fece il lume centro, 81 girando sé come veloce mola; poi rispuose l amor che v era dentro: «Luce divina sopra me s appunta, 84 penetrando per questa in ch io m inventro, la cui virtù, col mio veder congiunta, mi leva sopra me tanto, ch i veggio 87 la somma essenza de la quale è munta. Quinci vien l allegrezza ond io fiammeggio; per ch a la vista mia, quant ella è chiara, 90 la chiarità de la fiamma pareggio. Ma quell alma nel ciel che più si schiara, quel serafin che n Dio più l occhio ha fisso, 93 a la dimanda tua non satisfara, però che sì s innoltra ne lo abisso de l etterno statuto quel che chiedi, 96 che da ogne creata vista è scisso.

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato