La Divina Commedia

96 movea sospinte da tanti consigli. Roteando cantava, e dicea: «Quali son le mie note a te, che non le ntendi, 99 tal è il giudicio etterno a voi mortali . Poi si quetaro quei lucenti incendi de lo Spirito Santo ancor nel segno 102 che fé i Romani al mondo reverendi, esso ricominciò: «A questo regno non salì mai chi non credette n Cristo, 105 né pria né poi ch el si chiavasse al legno. Ma vedi: molti gridan Cristo, Cristo! , che saranno in giudicio assai men prope 108 a lui, che tal che non conosce Cristo; e tai Cristian dannerà l Et òpe, quando si partiranno i due collegi, 111 l uno in etterno ricco e l altro inòpe. Che poran dir li Perse a vostri regi, come vedranno quel volume aperto 114 nel qual si scrivon tutti suoi dispregi? Lì si vedrà, tra l opere d Alberto, quella che tosto moverà la penna, 117 per che l regno di Praga fia diserto. Lì si vedrà il duol che sovra Senna induce, falseggiando la moneta, 120 quel che morrà di colpo di cotenna. Lì si vedrà la superbia ch asseta, che fa lo Scotto e l Inghilese folle, 123 sì che non può soffrir dentro a sua meta. Vedrassi la lussuria e l viver molle di quel di Spagna e di quel di Boemme, 126 che mai valor non conobbe né volle. Vedrassi al Ciotto di Ierusalemme segnata con un i la sua bontate, 129 quando l contrario segnerà un emme. Vedrassi l avarizia e la viltate di quei che guarda l isola del foco, 132 ove Anchise finì la lunga etate; e a dare ad intender quanto è poco, la sua scrittura fian lettere mozze, 135 che noteranno molto in parvo loco. E parranno a ciascun l opere sozze del barba e del fratel, che tanto egregia 138 nazione e due corone han fatte bozze. E quel di Portogallo e di Norvegia lì si conosceranno, e quel di Rascia 141 che male ha visto il conio di Vinegia. Oh beata Ungheria, se non si lascia più malmenare! e beata Navarra, 144 se s armasse del monte che la fascia! E creder de ciascun che già, per arra di questo, Niccos a e Famagosta per la lor bestia si lamenti e garra, 148 che dal fianco de l altre non si scosta . 100-114 Dopo che quegli abbaglianti fuochi della carità divina si ricomposero nell insegna che rese i Romani degni di reverenza agli occhi del mondo, essa ricominciò: «A questo regno celeste non salì mai chi non ebbe fede in Cristo, né prima né dopo che egli si lasciasse inchiodare al legno della croce. Ma vedi: molti che invocano «Cristo, Cristo! nel giorno del Giudizio saranno assai meno vicini (prope) a lui, di qualcuno che non conosce Cristo; e quando le due schiere verranno divise, l una destinata ad essere eternamente ricca di beatitudine, l altra povera (inope), l Etiope (cioè, l infedele che non ha conosciuto Cristo, ma si è comportato rettamente) condannerà quei cristiani (che hanno invocato Cristo, ma senza seguirne l esempio). Che cosa potranno dire i Persiani infedeli ai vostri re e principi cristiani, quando vedranno aperto quel libro (il libro delle azioni degli uomini, che sarà esaminato nel giorno del giudizio) in cui si scrivono tutti i loro (dei re cristiani) peccati? (vv. 115-148) Invettiva contro i cattivi sovrani europei 115-120 Lì (nel libro del Giudizio) si leggerà, tra le azioni di Alberto (d Asburgo Purgatorio VI), quella che presto verrà annotata dalla penna (del Signore), e per la quale il regno di Praga sarà devastato. Lì si leggerà il dolore che semina in Francia, coniando monete false, colui che morirà per il colpo di un cinghiale (Filippo il Bello). Lì si leggerà la superbia che alimenta una bramosa sete di potenza, la quale rende folli i re di Scozia e d Inghilterra, al punto che entrambi non tollerano di rimanere entro i propri confini (Edoardo I re d Inghilterra e Robert Bruce, reggente di Scozia). 121-135 Si vedrà la vita lasciva e oziosa del re di Spagna (Ferdinando IV di Castiglia) e di quello di Boemia (Vincislao II Purgatorio VII), che non conobbe né volle bontà e onore. Al Ciotto di Gerusalemme (Carlo II d Angiò re di Napoli, detto il Ciotto, lo zoppo, insignito del titolo di re di Gerusalemme Purgatorio XX) si vedrà attribuita una I (che vale uno) per le azioni buone, e una M (che vale mille) per quelle contrarie. Si vedranno l avarizia e la viltà di colui che regge (guarda) l isola del vulcano (l Etna), dove Anchise (il padre di Enea) terminò la lunga vita (Federico II d Aragona, re di Sicilia Purgatorio VII); e per far comprendere quanto egli sia da poco, le annotazioni su di lui (sua scrittura) saranno scritte con lettere accorciate (mozze), che segneranno molto in poco (parvo) spazio. 136-148 E si mostreranno a ciascuno le azioni immonde dello zio e del fratello, che hanno disonorato (fatte bozze) una così onorevole casata (quella di Aragona) e due regni (Giacomo II di Maiorca e Giacomo II di Sicilia). E si conosceranno i re di Portogallo (Diniz) e di Norvegia (Haakon VII), e quello di Rascia (il re di Serbia Stefano II), il quale a suo danno (male) conobbe la moneta di Venezia (il matapan, che falsificò). O beata Ungheria, se non si lascia più mal governare! e beata Navarra, se si facesse scudo con il monte che la circonda (i Pirenei)! E ognuno deve considerare, come anticipazione (arra) dei dolori conseguenti all annessione, che già Nicosia e Famagosta (città cipriote) si lamentano e gridano a causa del loro bestiale re (Arrigo II di Lusignano), che non si discosta dagli altri. Paradiso L imperscrutabile giustizia divina 697

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato