CANTO XIX – L’imperscrutabile giustizia divina

L imperscrutabile Canto XIX giustizia divina TEMPO Mercoledì 30 marzo (o 13 aprile) 1300, sera LUOGO Sesto Cielo: Cielo di Giove BEATI Spiriti giusti VISIONE DI BEATITUDINE Cantano e danzano disponendosi come lettere che formano frasi di elogio della giustizia quali Diligite iustitiam e Qui iudicatis terram. La M finale si trasforma nell immagine di un aquila luminosa. CORI ANGELICI Dominazioni PERSONAGGI Dante Beatrice L Aquila Canto 19 Sommario « (vv. 1-21) Colloquio con l Aquila L Aquila degli spiriti giusti ( Paradiso XVIII) si dispone davanti agli occhi di Dante con le ali aperte, sfolgorando come se ogni anima fosse un rubino risplendente. Poi, muovendo il becco, essa comincia a parlare con voce umana e usando la prima persona singolare, come se si trattasse di una sola persona, a dimostrazione della perfetta concordia tra le anime che la formano. Dante ascolta stupefatto, apprendendo così che quelle anime sono assurte alla gloria dei cieli per aver operato in Terra secondo giustizia e pietà, lasciando un ricordo di sé ancora celebrato persino dai malvagi, che però non ne ripetono nei fatti l esempio. « (vv. 22-114) Perfezione della giustizia divina Dante prega l Aquila di risolvere un antico dubbio, sul quale in Terra si è affaticato senza trovare risposta, e che essa conosce perché comprende la giustizia divina direttamente, senza veli. L Aquila gioisce per la richiesta e spiega che l intelletto umano non può comprendere la volontà divina, così come lo sguardo è incapace di penetrare gli abissi marini sino a vedere il fondale. L Aquila formula poi il dubbio che Dante non ha espresso: come può la giustizia divina dannare chi si è sempre comportato rettamente e non ha conosciuto Cristo, non per colpa propria, ma perché nato in luoghi non raggiunti dalla vera fede? Ebbene, scandisce l Aquila, quale uomo può ergersi a giudice, e giudicare con la sua vista corta cose che sono lontanissime da lui? (Or chi tu se , che vuo sedere a scranna / per giudicar di lungi mille miglia / con la veduta corta di una spanna?, vv. 79-81). Dio è la fonte della giustizia, e dunque ciò che proviene da lui è sempre bene. Il Paradiso resta chiuso a chi non ha abbracciato la fede del Cristo venturo o venuto, ma nel giorno del giudizio si vedranno molti infedeli, che di fatto hanno seguito la sua legge, più vicini a Cristo di tanti cristiani che ne invocano il nome, ma compiono azioni spregevoli. « (vv. 115-148) Invettiva contro i cattivi sovrani europei L Aquila squaderna agli occhi di Dante i peccati dei re cristiani, componendo una serie di nove terzine in cui l anafora del verso iniziale forma, per acrostico, la parola LVE (lue = peste), rimarcando con ciò che tali re sono la peste della cristianità. L elenco comincia con l imperatore Alberto d Asburgo, colpevole di aver invaso e distrutto il regno di Boemia, e prosegue con l ennesima azione spregevole di Filippo il Bello, questa volta legata al conio di monete false. Seguono tutti i re cristiani, chiamati in causa uno per uno per i peccati di superbia, avarizia e lussuria. Infine, l Aquila termina la requisitoria con l auspicio che Ungheria e Navarra riescano a proteggersi dai principi corrotti. IOVE Spiriti gius ELO G I C ti 6°

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato