La Divina Commedia

50 Giovanni di Paolo, Le profezie di Cacciaguida, illustrazione per Paradiso, canto XVII 60 Pare che, dopo un po di tempo, i rapporti tra i due fossero diventati tesi (può darsi che, per la sensibilità di Dante, le carnevalate della corte avessero passato il segno), ma il poeta servò sempre ammirazione e riconoscenza per il giovane e valoroso signore di Verona. L esplicita condanna, nel suo poema, di tante figure pubbliche aveva procurato anche a lui dei nemici, e valeva senz altro la pena di coltivarsi la protezione e il patrocinio di un uomo così potente. Insomma, si erano vicendevolmente utili. Quella di fregiarsi del lustro irradiato in vita, ma anche a titolo postumo da poeti famosi era usanza saldamente attestata tra i sovrani. Tale opera di mecenatismo avvantaggiava entrambe le parti in causa. Le ambizioni del poeta ne erano gratificate e, quanto più si estendeva la sua fama, tanto più si accrescevano la rinomanza e le speranze di mortalità del suo protettore. Tale sistema mise in contatto i letterati con una potente élite sociale e politica inducendoli talora ad assolvere alle funzioni di portavoce ufficiali [ ], servigi ricompensati con emolumenti finanziari, protezione, ospitalità, e con la circolazione delle loro opere sotto un prestigioso imprimatur1. [ ] Cangrande era mecenate sia di artisti sia di poeti. Si dice che avesse invitato Giotto a Verona e finanziato alcuni architetti. Festeggiava le sue vittorie organizzando spettacoli e rappresentazioni allegoriche con scenografia e costumi sfarzosi. Dante riponeva grande speranza in lui, quale paladino di Enrico VII e, dopo il fallimento e la morte di questi, dell imperatore destinato a prendere il posto, chiunque dovesse essere. Proprio in Cangrande molti commentatori hanno indicato, soprattutto in virtù della connotazione «canina del nome, la figura adombrata dal «veltro 2. Ma fin dal Convivio Dante aveva proclamato la necessità di un imperatore il cui potere si estendesse incontrastato sul Sacro Romano Impero, esercitandosi su tutti gli altri principi, incaricati di applicare e far rispettare le leggi, canoniche e civili, contro l avidità umana. [ ] Non rinunciò a sperare, e ritenne sua missione di «profeta poetante impiegare i propri scritti per convincere e preparare i lettori, eruditi o meno, a quello che sarebbe accaduto. (Barbara Reynolds, Dante. La vita e l opera, Longanesi, Milano 2007) 1. Imprimatur: permesso, autorizzazione. 2. Veltro: la profezia del veltro è la prima della Commedia (compare nel canto I dell Inferno). Comprensione e analisi 1 Quando si conobbero probabilmente Dante e Cangrande della Scala? Quando Dante trovò ospitalità presso Cangrande? Da quali indizi possiamo dedurlo? 2 Ricostruisci la vita degli ospiti presso la corte di Cangrande della Scala. 3 Per quali ragioni ci furono probabilmente tensioni tra Dante e Cangrande? 4 Perché il poeta fiorentino decise di rimanere a Verona? Quali vantaggi ne ricavava? Che cosa otteneva Cangrande dalla permanenza di Dante presso la propria corte? Produzione Presenta la figura di Cangrande della Scala con riferimenti precisi a quanto sappiamo di lui dal punto di vista storico (puoi avvalerti anche di quanto scritto in Personaggi principali e nella scheda di pag. 687) e a quanto Dante racconta del signore ai vv. 72-93. Ricostruisci, poi, gli anni dell esilio di Dante nel suo pellegrinare di città in città (leggi con attenzione Le profezie dell esilio e l Analisi e interpretazione del canto XVII del Paradiso). Scrivi un discorso coerente e coeso che puoi - se lo ritieni utile - suddividere in paragrafi. Paradiso Esilio e missione di Dante 689

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato