Gli illustratori della Commedia – Gustave Doré

68 Canto IV (vv. 145-151) Verso il secondo cerchio 145-147 Non posso riferire pienamente di tutti, per il fatto che tanto mi incalza la vastità della materia, che molte volte la narrazione non copre tutti i fatti. 148-151 Il gruppo dei sei diminuisce (si scema) di due: la saggia guida mi conduce per un altra via, fuori dall atmosfera tranquilla, in quella che trema di sospiri. E giungo in una parte dove non c è nulla che sia illuminato. Io non posso ritrar di tutti a pieno, però che sì mi caccia il lungo tema, 147 che molte volte al fatto il dir vien meno. La sesta compagnia in due si scema: per altra via mi mena il savio duca, fuor de la queta, ne l aura che trema. 151 E vegno in parte ove non è che luca. Gli illustratori della Commedia Gustave Doré (Strasburgo 1832 - Parigi 1883) si formò come autodidatta prima nel campo dell illustrazione e in seguito in quello della pittura. Particolarmente abile nell arte dell incisione, eseguì svariate caricature e litografie per i giornali dell epoca. Dal 1861 al 1868, Doré pubblica le illustrazioni dell Inferno e del Don Chisciotte, due tra le sue opere più importanti e rappresentative. Tra le due, il corredo illustrativo della Divina Commedia rimane certamente il più popolare in assoluto, ancora oggi. Autore: Gustave Doré Titolo: Inferno, canto IV Periodo: 1861 Tecnica: incisione Dopo il 1870 si dedicò in prevalenza alla pittura e alla scultura (monumento a Dumas padre, 1882, Parigi, piazza Malesherbes), ma senza raggiungere la fama conseguita come illustratore. Artista estremamente abile nelle tecniche, realizzò con le sue incisioni vari capolavori di classici e suoi contemporanei. Pittore aderente al Romanticismo, Doré eccelse nelle atmosfere tormentate dell Inferno, rese attraverso la raffigurazione di una vegetazione aspra e selvaggia dai rami nodosi e contorti. Il primo cerchio dell Inferno ospita il limbo. Qui si trovano coloro i quali, pur comportandosi rettamente, sono morti senza ricevere il battesimo. Queste anime sono tormentate dal desiderio senza speranza della luce divina: e sol di tanto offesi che sanza speme vivemo in desio (vv. 41-42). La sofferenza delle anime nel Limbo è tutta intellettuale, non fisica. Questa condizione è la stessa di Virgilio: e di questi cotai son io medesmo (v. 39).

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato