La Divina Commedia

«Ben veggio, padre mio, sì come sprona lo tempo verso me, per colpo darmi 108 tal, ch è più grave a chi più s abbandona; per che di provedenza è buon ch io m armi, sì che, se loco m è tolto più caro, 111 io non perdessi li altri per miei carmi. Giù per lo mondo sanza fine amaro, e per lo monte del cui bel cacume 114 li occhi de la mia donna mi levaro, e poscia per lo ciel, di lume in lume, ho io appreso quel che s io ridico, 117 a molti fia sapor di forte agrume; e s io al vero son timido amico, temo di perder viver tra coloro 120 che questo tempo chiameranno antico . La luce in che rideva il mio tesoro ch io trovai lì, si fé prima corusca, 123 quale a raggio di sole specchio d oro; indi rispuose: «Cosc enza fusca o de la propria o de l altrui vergogna 126 pur sentirà la tua parola brusca. Ma nondimen, rimossa ogne menzogna, tutta tua vis on fa manifesta; 129 e lascia pur grattar dov è la rogna. Ché se la voce tua sarà molesta nel primo gusto, vital nodrimento 132 lascerà poi, quando sarà digesta. Questo tuo grido farà come vento, che le più alte cime più percuote; 135 e ciò non fa d onor poco argomento. Però ti son mostrate in queste rote, nel monte e ne la valle dolorosa 138 pur l anime che son di fama note, che l animo di quel ch ode, non posa né ferma fede per essempro ch aia la sua radice incognita e ascosa, 142 né per altro argomento che non paia . 103-105. come colui ... ama: Dante si rivol- ge con grande fiducia a Cacciaguida, che qui è il ritratto del buon consigliere, che ben conosce la situazione (vede), si comporta con saggezza (vuol dirittamente) e desidera il bene di colui che gli chiede consiglio (ama). 109. provedenza: sta per «prudenza , latinismo, da providere, provvedere a fornirsi di ciò che serve. 110-111. se ... miei carmi: Dante dice: se è destino che io perda l amata patria, non voglio però perdere un po tutti per i miei versi pungenti e non avere alcun rifugio sicuro in esilio. 113. cacume: dal latino cacumen, vetta. 114. li occhi ... mi levaro: Dante allude al volo dal Paradiso Terrestre, sulla cima della montagna del Purgatorio, al cielo, compiuto guardando negli occhi Beatrice (la Teologia), che a sua 106-120 «Capisco bene, padre mio, come il tempo incalza verso di me, per infliggermi un colpo tale (l esilio) che è ancora più pesante per chi più si abbandona, perciò è necessario che io mi armi di prudenza, così che se è mi sarà tolta l amata patria, io non perda anche gli altri rifugi a causa dei miei versi (pungenti). Giù nel regno del dolore eterno (nell Inferno), e sul monte (del Purgatorio) dalla cima fiorita (il Paradiso Terrestre) da cui mi sollevarono (ai Cieli) gli occhi di Beatrice, e poi attraverso il cielo (Paradiso), di stella in stella, ho conosciuto cose che, se le ripetessi, procurerebbero a molti una profonda irritazione, e (d altra parte) se io sono timido amico della verità, temo di perdere la vita (la fama) presso coloro che chiameranno antico il tempo attuale (i posteri) . 121-129 La luce in cui rideva (brillava) il caro spirito che trovai lì, divenne dapprima lampeggiante come una lamina d oro ai raggi del sole, poi rispose: «Una coscienza macchiata o dalle proprie colpe o da quelle degli altri (parenti e amici) certamente troverà spiacevoli le tue rivelazioni. Nonostante ciò, messo da parte ogni infingimento, rendi noto tutto quanto hai visto, e lascia pure che se ne dolga chi è in colpa (chi ha la rogna si gratti). 130-142 Perché, se le tue parole saranno sgradite in un primo momento, quando saranno ben comprese lasceranno un nutrimento vitale. Il tuo grido (di accusa) sarà come il vento che colpisce più violentemente le cime più alte, e ciò non è una piccola ragione d onore. In questi Cieli, nel monte (del Purgatorio) e nella valle dolorosa (dell Inferno), ti sono state mostrate solamente le anime che sono note per la fama, perché l animo di chi ascolta (cioè il lettore) non pone l attenzione né presta fede per un esempio che abbia i suoi fondamenti sconosciuti e nascosti, né per altri argomenti che non siano evidenti . volta fissava il sole -Dio (Par. I, 46-75). 116-117. ho io ... agrume: durante il suo viaggio Dante ha appreso molte verità che, se rivelate in Terra nel suo poema, riuscirebbero gravemente moleste ai suoi nemici, molto potenti, come Bonifacio VIII. Il termine agrume indica frutti e ortaggi dal sapore aspro. 118-120. e s io ... antico: Dante, consapevole del suo genio poetico e rivolto più al futuro che al presente, come tutti i grandi, vuole essere ricordato dai posteri, e per questo vuole che i suoi versi siano specchio di verità. 121-123. La luce ... d oro: Cacciaguida è una «gemma di luce: il lume entro cui ardeva la mia «gemma lampeggiò. La metafora richiama l immagine del carbone ardente che si ravviva al soffio del vento; l aumentato splendore di Cacciaguida è segno della gioia dei beati quando possono essere utili a Dante con le loro parole. 124. fusca: dal latino fuscus, nero, oscuro. 132. digesta: digerita; la verità dapprima dispiace, poi risulta benefica, come una medicina amara, ma efficace ( v. 117). 133-134. Questo tuo grido ... percuote: nella similitudine tra i versi di Dante, che scuotono i potenti della Terra, e il vento che agita le cime degli alberi più alti si riscontra un richiamo evangelico nella parola grido, intesa come «solenne accusa (cfr. Matteo, 3, 3: «voce di colui che grida nel deserto ). 140. ch aia: che abbia, contrazione del verbo «avere , comune nell italiano antico. 141. radice incognita ... ascosa: incognita, sconosciuta dal latino in (= non) e cognitus, conosciuto; un altro latinismo è ascosa, da abscosa, «nascosta . Paradiso Esilio e missione di Dante 679

La Divina Commedia
La Divina Commedia
Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato