La Divina Commedia

«La contingenza, che fuor del quaderno de la vostra matera non si stende, 39 tutta è dipinta nel cospetto etterno: necessità però quindi non prende se non come dal viso in che si specchia 42 nave che per torrente giù discende. Da indi, sì come viene ad orecchia dolce armonia da organo, mi viene 45 a vista il tempo che ti s apparecchia. Qual si partio Ipolito d Atene per la spietata e perfida noverca, 48 tal di Fiorenza partir ti convene. Questo si vuole e questo già si cerca, e tosto verrà fatto a chi ciò pensa 51 là dove Cristo tutto dì si merca. La colpa seguirà la parte offensa in grido, come suol; ma la vendetta 54 fia testimonio al ver che la dispensa. Tu lascerai ogne cosa diletta più caramente; e questo è quello strale 57 che l arco de lo essilio pria saetta. Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle 60 lo scendere e l salir per l altrui scale. E quel che più ti graverà le spalle, sarà la compagnia malvagia e scempia 63 con la qual tu cadrai in questa valle; che tutta ingrata, tutta matta ed empia si farà contr a te; ma, poco appresso, 66 ella, non tu, n avrà rossa la tempia. Di sua bestialitate il suo processo farà la prova; sì ch a te fia bello 69 averti fatta parte per te stesso. 37-42. La contingenza ... discende: l insieme delle cose contingenti, che non vanno oltre i limiti del mondo terreno, è presente nella mente di Dio, che però non ne condiziona l andamento; allo stesso modo il movimento di una nave che discende lungo la corrente mentre qualcuno la osserva, non è determinato dalla volontà di chi la guarda. Dante qui afferma che gli eventi del mondo sono dovuti unicamente alla libera volontà umana. 43-45. Da indi ti s apparecchia: Cacciaguida definisce una soave melodia il doloroso futuro di Dante, perché il beato sa che le sofferenze guadagneranno la salvezza eterna a Dante, il quale espierà i suoi peccati per un ingiusta accusa; da indi significa «dal cospetto eterno , cioè dalla mente di Dio, in cui è presente ogni dimensione temporale. 46-48. Qual ... convene: Dante fa un paragone fra sé e Ippolito, personaggio del mito classico, anche lui costretto all esilio per un accusa falsa e infamante ( Personaggi). Il termine noverca, «matrigna , si può riferire sia ai corrotti politicanti fiorentini, in par- «Gli eventi contingenti, che non oltrepassano l ambito del vostro mondo materiale, sono tutti scritti nella mente eterna (di Dio); tuttavia non prendono da ciò necessità se non come una nave che scende giù lungo la corrente (prende necessità) dallo sguardo in cui si riflette. Da lì (la mente di Dio) così come giunge all orecchio una soave melodia da un organo, mi viene alla vista il futuro che ti si prepara. 46-51 Come Ippolito dovette andarsene da Atene a causa della crudele e spietata matrigna, così ti sarà necessario lasciare Firenze. Questo si vuole e già si cerca (di attuare), e presto sarà raggiunto da chi pensa a ciò (il papa Bonifacio VIII), là dove ogni giorno si fa mercato delle cose sacre. 52-54 Come accade (di solito), la colpa sarà attribuita dalla pubblica opinione ai vinti (i Bianchi, tra cui Dante), ma poi la giusta punizione testimonierà la verità (di Dio) che la dispensa (secondo giustizia). 55-60 Tu lascerai ogni cosa amata e cara, e questo è il primo dolore che la sciagura dell esilio infligge. Tu proverai com è amaro il pane altrui, e com è duro cammino lo scendere e il salire per le scale (dei palazzi) altrui. 61-66 E quello che più ti peserà, sarà la compagnia crudele e sciocca (dei fuorusciti Bianchi), insieme alla quale cadrai in questa valle (l esilio); essa ti si mostrerà ingrata, stupida e del tutto ingiusta; ma ben presto essa, e non tu, avrà le tempie rosse di sangue. 67-75 Il suo stesso modo di agire sarà testimonianza della sua bestialità, così che sarà onorevole, per te, l aver fatto parte per te stesso. ticolare Corso Donati, sia alla Chiesa, nella persona di papa Bonifacio VIII. 49-51. Questo si vuole ... si merca: la metafora di Roma come luogo di turpe mercato dei benefici ecclesiastici è una violenta accusa contro il papa. Nel 1300, Bonifacio VIII, alleato dei guelfi neri fiorentini, stava già tramando contro la parte bianca. Dante, in quell anno Priore del Comune, si oppose alla politica papale d ingerenza nella città. Il programma del pontefice fu messo in opera nel 1301, quando Bonifacio VIII con l appoggio del fratello del re di Francia, Carlo di Valois, causò a Firenze un colpo di Stato e consegnò la città ai Neri. Dante venne condannato per baratteria nel gennaio 1302, mentre si trovava a Roma, ambasciatore presso la Curia, ma in realtà ostaggio del papa. Gli fu comminata una multa di 5000 fiorini per la restituzione di illeciti guadagni e fu condannato all esilio e alla pena di morte se fosse rientrato a Firenze. Ma Dante non si assoggettò alla calunniosa condanna: non pagò la multa, né si dichiarò colpevole ( Dante: la vita e le opere, p. 12). 52-54. La colpa ... dispensa: Dio (ver) pu- nirà i malvagi che hanno ingiustamente accusato Dante. Allude alla misera fine di Corso Donati, capo dei Neri (Purgatorio XX, 8590) e di Bonifacio VIII (Purgatorio XXIV, 82-87). 55-57. Tu ... saetta: la metafora dell arco e della freccia (strale) allude alle frecce dolorose dell esilio che costringerà Dante a lasciare gli affetti e le cose care. 61-66. E ... rossa la tempia: la compagnia scellerata e stolta cui fa riferimento Cacciaguida è quella degli altri esiliati bianchi, che più volte tentarono di rientrare a Firenze dopo il gennaio 1302. Inizialmente il poeta li frequentò, come testimonia il resoconto di una riunione di Bianchi a San Godenzo nel Mugello (8 giugno 1302), in cui compare il nome di Dante; in seguito egli si distaccò da loro e non partecipò alla battaglia della Lastra (luglio 1304; Inferno X), in cui i Bianchi subirono una pesante sconfitta (rossa la tempia). Dante fu così accusato da loro di tradimento (v. 63), ma non si hanno notizie certe di tale vicenda. Paradiso Esilio e missione di Dante 677

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato