La Divina Commedia

Così vid i adunar la bella scola di quel segnor de l altissimo canto 96 che sovra li altri com aquila vola. Da ch ebber ragionato insieme alquanto, volsersi a me con salutevol cenno, 99 e l mio maestro sorrise di tanto; e più d onore ancora assai mi fenno, ch e sì mi fecer de la loro schiera, 102 sì ch io fui sesto tra cotanto senno. Così andammo infino a la lumera, parlando cose che l tacere è bello, 105 sì com era l parlar colà dov era. Venimmo al piè d un nobile castello, sette volte cerchiato d alte mura, 108 difeso intorno d un bel fiumicello. Questo passammo come terra dura; per sette porte intrai con questi savi: 111 giugnemmo in prato di fresca verdura. Genti v eran con occhi tardi e gravi, di grande autorità ne lor sembianti: 114 parlavan rado, con voci soavi. Traemmoci così da l un de canti, in loco aperto, luminoso e alto, 117 sì che veder si potien tutti quanti. Colà diritto, sovra l verde smalto, mi fuor mostrati li spiriti magni, 120 che del vedere in me stesso m essalto. I vidi Eletra con molti compagni, tra quai conobbi Ettòr ed Enea, 123 Cesare armato con li occhi grifagni. Vidi Cammilla e la Pantasilea; da l altra parte, vidi l re Latino 126 che con Lavina sua figlia sedea. Vidi quel Bruto che cacciò Tarquino, Lucrezia, Iulia, Marz a e Corniglia; 129 e solo, in parte, vidi l Saladino. Poi ch innalzai un poco più le ciglia, vidi l maestro di color che sanno 132 seder tra filosofica famiglia. Tutti lo miran, tutti onor li fanno: quivi vid o Socrate e Platone, 135 che nnanzi a li altri più presso li stanno; Democrito, che l mondo a caso pone, D ogenès, Anassagora e Tale, 138 Empedoclès, Eraclito e Zenone; e vidi il buono accoglitor del quale, D ascoride dico; e vidi Orfeo, 141 Tul o e Lino e Seneca morale; Euclide geomètra e Tolomeo, Ipocràte, Avicenna e Gal eno, 144 Averoìs che l gran comento feo. 94-96 Così vidi riunirsi la grande scuola di quel grandissimo poeta (segnor de l altissimo canto) che vola sugli altri come un aquila. 97-102 Dopo che ebbero parlato un po insieme, si volsero verso di me con un cenno di saluto, e il mio maestro sorrise di ciò; e mi fecero (fenno) un onore ancora maggiore accogliendomi nella loro schiera, così che fui il sesto in un gruppo di simili sapienti. 103-105 Così procedemmo sino al fuoco (lumera), parlando di cose che conviene tacere, così come là dove mi trovavo era giusto parlarne. 106-111 Arrivammo ai piedi di un nobile castello, circondato da sette cerchia di alte mura, difeso intorno da un bel torrente. Lo oltrepassammo come se fosse terra asciutta (dura); entrai attraverso sette porte con questi sapienti: giungemmo in un prato di erba verdeggiante (verdura). 112-117 Vi erano genti con sguardi tranquilli e austeri, di aspetto molto autorevole: parlavano lentamente (rado), con voci dolci. Ci recammo così da una parte, in un luogo aperto, luminoso ed elevato, così che si potessero vedere tutti quanti. 118-120 Là di fronte, sopra il prato verde (smalto), mi furono mostrati i grandi spiriti, della cui vista nel mio intimo mi esalto. 121-129 Vidi Elettra (madre di Dardano e progenitrice dei Troiani) con molti compagni, tra i quali riconobbi Ettore ed Enea, Cesare armato con gli occhi minacciosi (grifagni). Vidi Camilla e Pentesilea; dall altra parte vidi il re Latino che sedeva con Lavinia, sua figlia. Vidi quel Bruto che cacciò Tarquinio (il Superbo), Lucrezia, Giulia, Marzia e Cornelia; e da solo, in disparte, vidi il Saladino (sultano d Egitto). 130-144 Poi che alzai un po lo sguardo, vidi il maestro di tutti i sapienti (Aristotele) sedere in mezzo a un gruppo di filosofi. Tutti lo guardano, tutti gli rendono onore: qui vidi Socrate e Platone, che davanti agli altri gli stanno più vicino. Democrito, che dispone il mondo a caso (che sostiene che il mondo è frutto del caso), Diogene, Anassagora e Talete, Empedocle, Eraclito e Zenone; e vidi l abile classificatore delle qualità delle piante, dico Dioscoride; e vidi (il poeta) Orfeo, (Marco) Tullio (Cicerone) e Lino (figlio di Apollo e della musa Tersicore, fu inventore del ritmo, dell alfabeto e della melodia) e Seneca, il filosofo morale; Euclide, fondatore della geometria, e Tolomeo, Ippocrate, Avicenna e Galieno (medico greco), Averroè (filosofo e scienzato arabo) che scrisse il famoso commento (ad Aristotele). 67 Inferno Il limbo

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato